19 dicembre 2008

Verso San Diego

Nonostante abbia preparato il bagaglio più contenuto della mia storia, mi hanno fatto imbarcare lo zaino: 15 buks... tanto valeva portare il trolley grosso! Ovviamente al momento dell'imbarco noto che più di una persona ha due borse come le avevo io. Questa farsa in cui rimango sempre intrappolata inizia a stancarmi sul serio. Dev'essere che c'ho scritto Gioconda o sono troppo tranquilla. Devo iniziare a mostrare i canini.

Il primo volo è in orario e ho pure un vicino simpatico che lo fa trascorrere veloce. Mentre parliamo acquisto sempre più la consapevolezza di essere finita in un'università per molti aspetti anomala e che altrove gli studenti americani sono, forse, più simili a quelli italiani. Il bisogno di fuggire da quella che, a volte, definisco gabbia, va crescendo di giorno in giorno.

Per ora si va a San Diego, città natale di ho incontrato sul primo aereo che invece sta andando a surfare con lo snow board a Salt Lake city.

Già sul secondo volo, mentre mi sto addormentando, il capitano annucia il ritardo e mi sveglia. Non riesco più a prendere sonno e trascorro le ore del viaggio cercando di leggere l'unica cosa non rimasta nello zaino imbarcato: il dizionario. Il viaggio è interminabile, non ho alcuna percezione del tempo per via del fuso e della mancanza dell'orologio che mi si è rotto il giorno prima.

Iniziamo bene.

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