20 dicembre 2008

First day in San Diego

San Diego è una bella città. La gente è gentile, c'è il mare e il sole splende.
Ma che freddo fa? La felpa non basta e le prossime tappe saranno più a nord... Mi toccherà fare degli acquisti... E dove li metto poi? Ennesima sensazione che il bagaglio fatto sia sbagliato.

*Passeggiata sulla spiaggia, zona Jolla.

19 dicembre 2008

Verso San Diego

Nonostante abbia preparato il bagaglio più contenuto della mia storia, mi hanno fatto imbarcare lo zaino: 15 buks... tanto valeva portare il trolley grosso! Ovviamente al momento dell'imbarco noto che più di una persona ha due borse come le avevo io. Questa farsa in cui rimango sempre intrappolata inizia a stancarmi sul serio. Dev'essere che c'ho scritto Gioconda o sono troppo tranquilla. Devo iniziare a mostrare i canini.

Il primo volo è in orario e ho pure un vicino simpatico che lo fa trascorrere veloce. Mentre parliamo acquisto sempre più la consapevolezza di essere finita in un'università per molti aspetti anomala e che altrove gli studenti americani sono, forse, più simili a quelli italiani. Il bisogno di fuggire da quella che, a volte, definisco gabbia, va crescendo di giorno in giorno.

Per ora si va a San Diego, città natale di ho incontrato sul primo aereo che invece sta andando a surfare con lo snow board a Salt Lake city.

Già sul secondo volo, mentre mi sto addormentando, il capitano annucia il ritardo e mi sveglia. Non riesco più a prendere sonno e trascorro le ore del viaggio cercando di leggere l'unica cosa non rimasta nello zaino imbarcato: il dizionario. Il viaggio è interminabile, non ho alcuna percezione del tempo per via del fuso e della mancanza dell'orologio che mi si è rotto il giorno prima.

Iniziamo bene.

17 dicembre 2008

Giorno di esami

[...]
I guess being colored doesn't make me not like
the same things other folks like who are other races.
So will my page be colored that I write?
Being me, it will not be white.
But it will be
a part of you, instructor.
You are white-
yet a part of me, as I am a part of you.
That's American.
[...]

Theme for English B (1949), Langstone Hughes.

15 dicembre 2008

Sconsigliato ai precisi

Prima che sia troppo tardi, cioè prima di essere espulsa dagli Stati Uniti per futili motivi che qui vengono definiti "requirements", mando a pixel l'alloggio nel quale mi sono trasferita dopo aver lasciato le coreane.
Si trova in Spring Str., in un palazzo chiamato "Little Rock". Ci viviamo in due io e Valentin, il German T.A.: un casinaro pazzesco che cerca costantemente di evitare qualsiasi faccenda domestica e azione per mantenere la situazione quantomeno apparentemente gestibile tipo: chiudere gli sportelli, tenere almeno le calze in camera sua, togliere dal tavolo le briciole... Però è un tipo tranquillo, non organizza party (ci va che si fa meno fatica), non cucina piatti maleodoranti nè occupa tutti gli scaffali del frigo con junk food...
Con un po' (tanta) di pazienza una convivenza che funziona.

Mi scuso fin d'ora per la scarsissima qualità della registrazione e della speaker. Come si suol dire migliorerà crescendo, hopefully.

6 dicembre 2008

Nell'ordine le immagini viste venerdì 5 dicembre nel tardo pomeriggio uscendo di casa.
Nella notte ha continuato a nevicare. Ora è tutto bianco.
Sempre più preciso, così preciso...
L'aria riempie il naso meglio di una caramella balsamica e il cielo riposa gli occhi:
il clima dell'Indiana mi dà grandi soddisfazioni.

5 dicembre 2008

Cosa dicono di noi

L'altro ieri per mail mi è stato inviato il link all'articolo che segue, pubblicato sul sito della National Public Radio. Parla dell'Italia e di come le donne sono vittime del sessismo maschile. Non ho potuto che confermare. E quando, a pranzo, una docente americana mi ha chiesto: "Oggi tra le news hanno detto che il femminismo italiano è morto, è vero?".
Non so rispondere a quest'ultima domanda, ma ogni volta che in Italia ho affermato di essere femminista sono stata guardata con diffidenza, se pur di sottecchi.

In Italy, Feminism Out, Women as Sex Symbols In
by Sylvia Poggioli

Morning Edition, December 3, 2008 · Americans and northern Europeans visiting Italy often comment on the sheer quantity of exposed female flesh in advertising and on TV shows.
That exposure is inversely proportional to the presence of women in the labor force, in management and in politics.
Feminists place a lot of the blame for the commercial use of the female body at the door of Italian Prime Minister Silvio Berlusconi.
A recent popular TV show was a contest for two showgirl slots on a top satirical program. More than 5,000 women applied, and the prime requisites were perfect bodies and the ability to dance on tabletops.
Both on public television and on networks owned by Berlusconi, who also is a media tycoon, scantily dressed women can been seen — but rarely heard — on all types of programs, from quizzes to political talk shows.
Showgirl As Role Model
Opinion polls indicate that the showgirl is the No. 1 role model for young Italian women, including 21-year-old student Livia Colarietti.
"If I were a little thinner, I would have joined the contest to become a showgirl," Colarietti says. "I enjoy those shows. I really like to watch them."
One very successful showgirl is Mara Carfagna, who left an uncertain singing career for politics. Berlusconi chose her for the slot of minister of equal opportunity — and both denied media reports that they were having an affair.
Satirist Sabina Guzzanti has publicly scorned the former topless calendar girl.
"I took strong position because it is absolutely a scandal," Guzzanti says. "Here we have more a pinup exactly than a showgirl, someone showing her body, and she became minister of equal opportunities."
Veteran feminist Grazia Francescato concedes that Carfagna is winning with her ways.
"We have gone from equal opportunities to equal opportunism," Francescato says. "You try to be very appealing to the other sex, especially to very powerful men. "I am very, very disappointed by women."
Feminists were powerful in the 1970s, winning universal health care and legalization of divorce and abortion, but then there was a backlash.
Sexism In Italy
Today, Italy has the lowest percentage of working women in Europe. Only 2 percent of top management positions are held by women — that's even behind Kuwait — and only 17 percent of the members of parliament are women — less than in Rwanda and Burundi.
Television has become women's prime showcase.
"To sell your body for a calendar, for a career, is not considered now so bad for many young women," says social scientist Elisa Manna, who has studied this issue's impact on Italian society. "This kind of attitude is connected to television, because they have this kind of model in every hour of the day."
With remote in hand, a viewer can zap from game shows with giggling girls in bikinis to prime-time anchorwomen with plunging necklines. All of this sexiness on television began with the birth of Berlusconi's networks in the 1980s.
The 72-year-old prime minister speaks openly about sex. He recently bragged, "I sleep for three hours, and still have enough energy to make love for another three.''
Female Solidarity Out Of Fashion
The Berlusconi TV model is widely seen as having shaped Italy's contemporary society, and journalist Lilli Gruber says feminism and solidarity among women are out of fashion.
A former TV anchorwoman who resigned from public television in protest over Berlusconi's control of the media, Gruber says most women appear unwilling or unable to assert themselves and too weak to fight.
"To fight back against growing sexism, growing violence against women and domestic violence especially, fight back all these politicians who don't move an inch in order to allow women to be in charge and take on responsibilities," Gruber says.
She points out, however, that the majority of Italians now studying in universities are women — a generation that she believes won't be passive and might even succeed in breaking down Italy's old-boy network.

Spero che la Gruber abbia ragione, ma non mi sento così ottimista.
Se, come dice, è vero che oggi la maggior parte degli studenti universitari sono donne, al tempo stesso, credo che il culto per l'immagine non risparmi nessuno e che in Italia i canoni di bellezza siano diversi e proprio perciò più estesi.

Negli States esiste tuttora la classica pin up: la donna tutta curve e maquillage che sculetta in shorts, l'oca per intenderci (la stupida che a quanto pare piace se la catena di ristorani Hooters, dove pseudo conigliette in canotta bianca, pantaloncini arancioni, sneakers e calzettoni, ha centinaia di locali). Poi ci sono le donne belle o brutte, curate o meno.

Da noi ho l'impressione che sia diverso. Le oche sono ritenute tali mentre tutto l'universo femminile è sotto una fortissima pressione estetica.
Bella e intelligente se possibile. Ho messo al primo posto l'aspetto estetico non a caso, ovviamente, e accanto ad esso ci vorrebbe la specificazione: magra, anzi magrissima è meglio. Non ci crede, infatti, più nessuno al finto complimento "ma tu hai le forme". I canoni estetici attuali sono diventati rigidissimi negli ultimi anni e non risparmiano nessuno.
Inoltre la bellezza italiana non deve essere artificiale, e questo è un fattore positivo se inteso col suo contrario: naturale, cioè sano, genuino. Tuttavia a guardare gli scaffali di farmacie, profumerie, supermercati... non si direbbe. Pile di creme anticellulite, anticuscinetti, sostieni seno, sostieni glutei, braccia... Qui questa merce è quasi inesistente e mi riferisco non solo a Greencastle, ma anche a Indianapolis e Miami.
Tuttavia una studentessa mi ha detto che un'amica della madre in quanto giornalista televisiva si deve sottoporre a regolari controlli di peso per poter apparire sullo schermo (questo a Indianapolis), ma non ho informazioni più dettagliate né so come funzioni in Italia.
A conferma invece della sensazione sopra descritta ho trovato un'intervista rilasciata dal direttore del neo nato Playboy in versione italiana, Gian Maria Madella che dice:
"Quello che è certo è il fatto che le modelle e le attrici che verranno proposte sulle pagine della versione italiana di Playboy saranno certamente lontane dallo stereotipo delle conigliette made in USA, questo perché da noi i canoni di bellezza sono diversi, e dunque, la ricerca fotografica verterà su un profilo più sofisticato e raffinato".
Ad ogni modo pure Playboy arriverà da noi e (da notizie lette su qualche blog) pare anche Hooters... tutto mondo è paese e riusciamo sempre a importare il peggio.

Per quel che riguarda la politica, l'articolo dice già tutto e ancora mi chiedo come le donne possano votare i maschilisti.

Nell'ambito lavorativo so che in America ci sono delle quote. Ad esempio l'università è costretta ad assumere un certa percentuale di donne. Non so se sia un bene o una sorta di discriminante al contrario.

Alle donne che hanno raggiunto i posti chiave, comunque, quote e bellezza non sono stati sufficienti. Ci vuole ben altro e mi chiedo a quanto di sé quelle donne abbiano dovuto rinunciare per arrivarci, ma qui si aprirebbe una voragine sulla quale al momento preferisco rimanere sospesa.

Dall'oroscopo

Il mio oroscopo settimanale di Robert Brezsny non è il massimo, non lo era nemmeno quello della scorsa settimana. Infatti mi hanno minacciata di espulsione.
Carino invece il compito per tutti:
Sai quello che devi fare e sai quando farlo, ma finora hai
cercato di nasconderlo a te stesso. Perché?
Mah... domanda un po' ambiziosa.
Io tra i requirements (termine che per capire ho dovuto sperimentare, mio malgrado) volevo postare un articolo made in Usa sull'Italia e il sessismo. Domani, domani.
Oggi è un altro giorno già andato.

30 novembre 2008

Sempre più spesso dagli amici in patria mi arrivano messaggi del tipo: non tornare, trovati un lavoro e stai lì, qui la situazione è sempre peggio, informati se trovi qualche occupazione per il sottoscritto...

Oh guys! Non sono nell'America a cavallo tra ottocento e novecento e nemmeno in quella del boom economico post-bellico.

Siamo nell'anno domini 2008 ed è una merda dappertutto. Purtroppo.

Stamattina con un connazionale ho a lungo discusso del precariato italiano che attanaglia la nostra generazione. Mi ha dato l'ennesimo, uguale consiglio.

Ecco la mia risposta: è l'esperienza del prof. di tedesco, anni 33, da sei negli States.
J. si sta ammazzando di lavoro extra per cercare un posto che gli conceda di mantenere il visto (un visto lavorativo può costare oltre 3.000 $... ora si capisce perché me ne hanno fatto uno da studente!). In generale le università, essendo istituti privati, stanno tagliando le assunzioni e licenziando tutti colori che non sono ritenuti indispensabili. Dicono che può peggiorare.
Insegnare qui significa, inoltre, doversi fare anni e anni di Phd (dottorato) sperando nella borsa di studio per non doverlo pagare... come in Italia, ok, ma alla fine per quel che riguarda la mia specializzazione insegnerei come coniugare il verbo essere...
Ci sarebbe poi il timore costante del licenziamento a tempo zero che qui non risparmia nessuno (con tutti i pro e i contro), mucchi di carte da compilare per facilitare la vita agli studenti e odiare la tua, costanti valutazioni in classe e calcoli per mettere via la pensione.

No thanks. Torno in patria.

E a chi mi dice che sono "scatenata contro il capitalismo USA" offro a titolo d'esempio questo piatto considerato delizioso dagli yankee:

Si tratta di patate dolci, cotte nel forno con troppo burro, su cui vengono poggiate delle gommose caramelle (i marshmallows di cui già dissi) che in teoria dovrebbero essere fatte solo di zucchero e gelatina... secondo me sono chimicissime... In questa foto le vedete rosa e verdine. Propinatomi al Tksgiving ho preferito rinunciarvi per non correre il rischio di vedermi spuntare la coda...

Ma ecco la domanda: potreste mai sostituirle alla lasagna natalizia? o anche solo ai tortellini in brodo?

Mille volte meglio pane e salame: lottiamo per preservarlo!

27 novembre 2008

Thanksgiving day

Some photos of today: my FIRST THANKSGIVING DAY.

I had a beautiful lunch-dinner (better just say meal maybe) at four with Deb, her family and friends. Perhaps the food was not so healthy in some way, but the people were: so nice people.

Although my sfiga (I haven't found a good translation, yet) for some shit that happens sometimes to me and my attitude to be often quite clumsy, which brings me in embarrassing situations, I must admit that with people I'm lucky.
I can boast an awesome family and amazing friends.
I've met so beautiful people in my life! ...yes also some idiots, but they are the exception that confirms the rule.

When I felt bad for the reasons already written, I resisted thanks to some lovely people I knew. Deb was one of them.

I had a nice day today.

From now on I really want to change my attitude: be happier, smile of myself, enjoy the moment without useless thoughts and don't take care of people's opinions at all.

Deb and me

An american game before eating

The turkey in the oven: it wasn't stuffed, but delicious!

The fried turkey


Thanksgiving meal

The desserts: Deb's son is taking a piece.

The cake I made


Extra: urge che qualcuno mi spieghi come fare a organizzare il formato e le foto senza impazzire. Nonostante l'impegno e le ore perse il risultato non è mai quello sperato: dove reperisco i codici Html in versione "per gente lenta"? Tks sooo much

26 novembre 2008

Ahead just of a fence (post lungo, lo so, ma urgeva)

Venerdì 21 novembre, ore 16.00


Ci troviamo davanti all'Union Building, l'edificio centrale del campus pronti a partire per la Georgia e partecipare alla School of American vigil protest. Nonostante l'università paghi viaggio, due notti d'albergo e una cena, siamo solo sette: compreso il professore, il suo compagno e una studentessa proveniente dall'Illinois University.
A sostenere la trasferta è un'associazione studentesca che si occupa di promuovere la pace. A giudicare dalla partecipazione non so quanto successo abbia e a me pare di avere l'ennesima conferma di un'espressione che mi rimbalza nella testa da un po' di settimane: here the students are fed.


Se penso alla fatica per trovare come andare a Genova nel 2001, ai soldi spesi per Firenze, Roma, Perugia-Assisi, Milano... l'unico viaggio gratuito, perché offertomi, è stato quello a Vicenza nel 2007 per dire no dal molin. E anche se in generale quelle giornate sono valse ben più delle non molte decine di euro sborsati, andarci ha significato innanzitutto organizzarsi, trovare il come, da dove, con chi.
Qui c'era già tutto, ma i ragazzi hanno un'infinita di attività offerte e tra meeting e papers sui quali vengono valutati un giorno sì e l'altro pure, diviene complicato trovare lo spazio per il pensiero. Un paio di volte ho incontrato delle persone che dicevano di non sapere cosa fare, ma erano rappresentanti dei cosiddetti couch potatoes, gli altri sono tutti sempre BUSY, la parola più usata, un'altra tra quelle che odio.
Chiudo la digressione universitaria che in realtà meriterebbe un post a sé stante e poi forse si tratta solo dell'american style che stride con la mia visione.


All'una di notte arriviamo a Columbus.


Sabato 22 novembre.
Lasciamo l'albergo, un Best western più che confortevole, in auto. La parcheggiamo dopo quindici minuti e ben 10 bucks in un posteggio semideserto vicino a dei capannoni. I soldi non sono miei, ma mi auguro comunque vadano a sostegno della protesta.
Questa si svolge in una strada chiusa al traffico che porta alla fatidica scuola, se pur molto prima dell'entrata che non si vede. Sfiliamo tra un paio di transenne, superiamo i cartelli, leggiamo i divieti. La polizia ci guarda impettita e sorniona.





È la giornata dei banchetti informativi. C'è pochissima gente. Il professore che ci ha accompagnato ne prepara uno: un'associazione universitaria, l'ennesima. L'ha chiamata canary (canarino) e si propone di accrescere la consapevolezza su quel che avviene in Sud America.
Adocchiò degli acquisti interessanti e la mattinata scorre mentre leggo le frasi sugli stickers e i pins: mai visti così tanti. Ne compro qualcuno sperando che pure quel poco denaro vada a sovvenzionare un qualsiasi movimento, ma non ne sono così certa. Anche qui vige la legge del mercato.
Tuttavia gli stand interessanti non mancano: sono un numero limitato, ma sufficiente a coprire lo spazio concesso. Nel mezzo alcune persone sdraiate ricordano le vittime dei militari statunitensi.

Suggerisco un caffè al banco del commercio equo e solidale. Un american coffee per due dollari e qualche prodotto appoggiato su un banchetto che non fa invidia nemmeno ai verdi di Como. La ragazza dietro il tavolo inizia a parlarci della provenienza del prodotto, di come sostiene le piccole cooperative e bla bla bla. Le vorrei dire che un'idea di cosa sia il fair trade già l'avrei, ma il compagno guatemalteco del docente mostra stupore ed io sorpresa dalla sua “primordiale” curiosità chiedo di acquistare la tisana di rooibos poggiata davanti a me. Mentre controllo gli ingredienti, contenta di averla finalmente trovata vengo informata che non è in vendita, solo per esposizione.
Primo attacco nostalgico: garabombo, encuentro, l'isola che c'è... homesick!
In fondo alla strada c'è un palco,una ragazza vestita in stile hip-hop spiega della grande esperienza provata l'anno precedente scavalcando la rete, the fence. Dice che se si presenteranno cinquanta persone a farlo con lei, ripeterà l'opera. L'invito non verrà accolto (per chi supera il limite ci sono mille dollari di multa o fino a sei mesi di reclusione). Poi dei gruppi si alternano davanti a persone che non ballano. Lo superiamo e ci troviamo presso il cancello ultimo.
Alcuni sono seduti, poggio il sedere per terra pure io.
Attraversiamo le due carreggiate. Presto il rumore di una musica ballabile mi porta sotto il palco. Con poche decine di persone mi muovo, finalmente.
In tutto il pomeriggio non ho sentito uno slogan, un coro, niente. Greg mi spiega che manca una leadership. Ammicco con un «because you're used to be fed». Penso agli altoparlanti in mano agli studenti che se lo contendono per urlarci dentro, agli striscioni, ai carri dei collettivi.
Secondo attacco nostalgico: hasta siempre, ...ora e sempre disobbedienti, bella ciao... homesick!
Ma mentre torniamo al banchetto del Canary, mi giunge alle orecchie un ritmo conosciuto, mi blocco, faccio il ritmo con la voce ed è quello giusto, stringo il braccio di Greg fermandolo. Continuo quel ritmo mentre il mio amico non capisce. È lei, è lei e ho ragione. Il ritornello di "Bella ciao" arriva forte e chiaro se pur storpiato da un forte accento americano. Marcia indietro correndo, saltellando, soprattutto cantando. Proud of being Italian, ma nessuno capisce e Greg mi segue nel delirio, ignaro dell'importanza. Sono quasi sotto il palco e se m'invitassero la canterei al microfono, se non altro per salvarla dal forte accento yankee e non limitarla al ritornello.
Più tardi con orgoglio spiegherò che «you have such a lack of slogans, songs that you have to import our song!» anche se il mio interlocutore non si merita di sentirsi rivolgere tali parole e per giorni ripete che a N.Y è, e sarebbe diverso.

La sera andiamo in un centro di congressi dove si tengono incontri vari e ancora della musica: campa cavallo che l'erba cresce. Mi spiace per loro.
Terzo attacco nostalgico: fa' la cosa giusta, gas, incontri vari pro pace nelle parrocchie e nelle circoscrizioni o sedi dei partiti... homesick!


Domenica 23 Novembre

Sin dalla sera prima mi hanno detto che vedrò più gente, è quello il giorno della SOA vigil.
Assisto ad una veglia che commemora le vittime delle torture, degli abusi di potere, dell'ingiustizia. La massa di gente è per fortuna veramente aumentata, ma sono un nulla se penso che la protesta ideata da Padre Roy Bourgeois (un prete cattolico che proprio in questi giorni rischia la scomunica per aver appoggiato l'ordinazione al sacerdozio di alcune donne) con la creazione del "School of the Americas watch", riguarda tutti gli Stati Uniti.
E se non bisogna dimenticare che fino a qualche anno fa essere di sinistra da queste parti equivaleva ad essere considerati comunisti, cioè il male estremo, guardando i veterani e gli hippies datati da cui sono attorniata mi chiedo dove siano i loro figli, i loro nipoti, qualcuno avranno pure cresciuto!
Seguo la folla che questa volta in coro ripete no mas, no more, we cry e presente per le vittime nominate, come ben riportato sul programma trovato sia in albergo sia in loco. A dirigere il traffico della folla alcuni attivisti con dei cappellini rossi. Anche questo con altri dettagli è riportato nel programma: -Processions Guides, wearing red caps, will help direct you-.
Americani: non ci si può far niente se non hanno tutto esplicitato pare siano fottuti. Sorrido.

We cry. Ammetto che in alcuni momenti sento anche empatia e l'atmosfera si fa commovente: intrisa di giusta tristezza.
*Nella foto seguente al centro: Father Roy Bourgeois




Mezzogiorno è l'orario scelto per ripartire, mentre attraversiamo il parcheggio cercando di capacitarci che è vero, dentro quella scuola sono stati addestrati degli assassini e solo ventimila persone si sono indignate seconda la stima riportata in giornata (8500 secondo la polizia) ci fermiamo davanti all'ennesimo paradosso, come in un film...
Mi sorge il dubbio se mi sia più facile reperire una beretta oppure una tisana al rooibos...

21 novembre 2008

SOA vigil (cliccateci sopra per info)

Fra un'ora parto per la Georgia.
Domani e domenica parteciperò alle iniziative per
CLOSE THE SCHOOL OF THE AMERICAS.

*incredibile, ma vero: l'università paga viaggio e alloggio. Devo ancora capirli 'sti americani, comunque un motivo in più per aderire. :-)

20 novembre 2008

on strike

Vi annuncio con poca gioia e una certa rabbia da sbollire che da ieri sono entrata in
SCIOPERO.


Dopo l'ennesima fastidiosa mail della collega rumena che mi ricordava i compiti lavorativi in questi termini:

In conclusione, cercando di essere piu' chiara, vorrei ribadire che le priorita' del TA (confermate anche dagli altri professori) sono in quest'ordine: l'assistenza ai corsi d'italiano (include la Tavola e il Circolo), la preparazione per i propri corsi e solo alla fine, qualsiasi altra attivita' lavorativa o no. Di nuovo, penso che gli incontri che Liliana fa con gli studenti a Women Center siano un'ottima idea, ma allo stesso tempo, nella mia visione, queste sono attivita' extra, un di piu' a quello che organizziamo noi tutte in quanto dipartimento e non mi sembra giusto prendere ulteriori impegni alla stessa data.
A presto,I.

Ho deciso di dare priorità una volta tanto alle mie esigenze, perciò dopo averle scritto in modo gentile chiedendo quali siano le mie precise responsabilità (nessuno ne è certo tranne lei e sono persino stata invitata a dare dei consigli) e averle reso noto di aver abbondantemente lavorato alla traduzione di alcune poesie con gli studenti per un evento di reading internazionale tenutosi ieri sera (una figata!), ho annunciato quanto segue:

Lunedì prossimo dovrò sostenere un esame di letteratura americana. Pertanto questa settimana mi vedo costretta a cancellare gli appuntamenti settimanali (seguiti da giudizio) con gli studenti: sarà mia premura informarli direttamente. Darò a chi vuole la possibilità d'incontrarsi con me nei giorni che precedono il Thanksgiving.
A risentirci.

Ecco la sua risposta:

E' molto vero che la Professoressa Francesca Seaman e' la titolare della cattedra d'italiano e ovviamente ha piu' esperienza anche nel lavoro coni TA. Allo stesso tempo, nelle universita' americane (questa e' un'altra differenza culturale), un'insegnante (anche part-time, come me) ha pieno controllo sui corsi che insegna e, di conseguenza, sul modo in cui decide di organizzare il sillabo e le attivita' per gli studenti. Quindi, nella collaborazione con il TA, anche un'insegnante part-time come me dovrebbe avere lo stesso peso di un professore titolare (come confermato anche dagli altri professori della stessa Subcommittee).
Ammetto la mia colpa: nonostante questo sia il settimo anno da quando insegno in un'universita' americana, non ho molta esperienza di lavoro con i TA, quindi e' possibile che non sia stata chiara. In quanto riguarda le conversazioni settimanali, esse sono incluse nel sillabo e le consideriamo una parte molto seria per la preparazionedegli studenti, anche se presentate in veste di "chiacchierata informale", quindi gli studenti DEVONO fare questo "compito". Non avendo work-book cartaceo da correggere (di solito molti professori assegnano ai TA il compito di correggerli), abbiamo deciso con Tamara di far fare a Liliana queste conversazioni settimanali, pensando a quanto possanoessere benefiche per gli studenti.
Nonostante i piccoli problemi iniziali, credo che siamo tutte e tre d'accordo che queste conversazioni sono un successo e abbiamo delle risposte positive da parte degli studenti sull'utilita' del lavoro e sulla tua interazione con loro, Liliana.
Percio', anche se hai considerato che le tue responsabilita' settimanali in quanto TA ti impediscono di prepararti per i tuoi corsi, avrei preferito che me lo avesti detto in tempo e consultato con noi prima di prendere la decisione (mi chiedo se Tamara ne sappia qualcosa), cosi' avrei potuto organizzarmi meglio per questo lavoro di cui sono responsabile e per cui gli studenti si sono preparati. Mandami, per favore, i giudizi per gli incontri delle ultime due settimane. In bocca al lupo all'esame.
I. L.

**Lascio i commenti sulla correttezza sintattica e ortografica di questa insegnante universitaria di italiano (part-time che ben s'intenda) alla vostra bontà


Ho deciso che prima di andare a sostenere l'esame di lunedì mi butterò del sale dietro alla schiena perché un suo augurio equivale a sfiga immane, come ho già sperimentato.

Sarebbe buona cosa, inoltre, informare la saccente rumena, che ho cercato di capire e finanche compatire, invano, dato il suo atteggiamento, di accendere un cero ringraziando i Santi per non aver trovato una leghista nel ruolo di TA, altrimenti avrebbe già provato la paura di vedersi appiccare un fuoco somewhere...

Tra l'altro sia l'una che l'altra insegnante non mancano di fare errori negli stessi esercizi proposti, per i quali gli studenti mi chiedono aiuto... e come faccio a mentire dicendo che, sì, la frase "Hai visto Ferdinando ed io?" è giusta??? Ho bisogno di tanta pazienza, ma sta per finire. E pensare che l'anno scorso spiegavo Svevo... sigh sigh sob sob

16 novembre 2008

Hoosier Obama's Victory


Da oltre dieci giorni, sto pensando a come scrivere delle impressioni raccolte post Obama's victory. I commenti hanno già affollato le pagine di quotidiani e riviste e altri avvenimenti sono seguiti. Però può rivelarsi interessante riportare e conservare le risposte di alcuni americani, così come le ho ricevute.

Le seguenti sono le mail di amici senza modifica alcuna:
(Per eventuale traduzione: http://translate.google.com)



"I am so excited for our country, as well as people and countries of all nations. This election stands for so many future dreams and possibilities. I worked on the campaign trail Monday and Tuesday, so today is a day of rest."

Deb (impiegata dell'Università, 55 anni circa, origini europee)


"Oh my goodness - we are all overwhelmed! for me, it's mixed emotions. i am very pleased of course, but he has been left with a real mess to try to sort out. we are all going to have to help him succeed in doing that. i don't quite know how to help him do that yet.thanks for your interest - the international response makes me very hopeful that the american reputation may be salvaged after bush."

judith
(segretaria del dip. di lingue moderne all'Università, 50 anni circa, origini europee)


"As for the election...I voted for Barack Obama. I believe in him, and for the first time in my life, I believe in the American government. I was filled with so much inspiration and just all around hope that everyone will soon be equal in the eyes of all Americans. Barack may not be the most experienced President in American history, but he is an excellent speaker and a human being I believe that we can all look up to. America needs that more than anything right now. Also, we need a person representing us that other countries believe in. I believe, along with many fellow Americans, that Barack Obama is that person. I can say from here on out, politics will mean more to me than ever, I will pay attention to what goes on around me, and I will look at things even more openly than I have in the past. Nothing but the best of thoughts run through my mind in this time period of my country. I am proud to be an American."

Anthony (musicista, fonico, barista e quel che capita, anni 28, origini incerte, per me ha origini tra gli indiani nativi)


"I spoke with Grandfather and Uncle today, but it was especially good speaking with my Grandfather. He is 89 years old and lived in a time when black people could not drink from the same water fountain as whites, or go to the same restaurant, or shop at the same store, or vote.
But he was able to serve in the military, and fought in World War II against the Nazis. So for him, it very intense, and for me to hear that made me very, very happy to see that things have changed so dramatically for him in his life. I am really grateful for him, and all those who've made it possible for me to be here and enjoy the kind of citizenship I do. Many people died so I could be here. So I thanked him today for that.
I feel like today, I truly understand what the task of my generation is to change the world for the better."

Greg (studente, 22 anni, origini afro, indiane, europee)


Anche in Indiana, dunque hanno vinto i democratici
(l'ultimo presidente democratico che vinse qui fu Lyndon B. Johnson nel 1963).
La militanza è stata tanta e organizzata. Nei giorni precedenti, così come lo stesso 4 novembre, volontari giravano per le case dando un cartello da appendere alla maniglia della porta per incentivare il vicino e il passante.
Non so in base a quale logica scegliessero le abitazioni: da me sono arrivati un paio di volte cercando qualcuno mai sentito nominare.
Inoltre gli studenti che hanno votato al campus hanno rimpinguato il bacino elettorale locale del nuovo presidente. Greg è di New York, ma avendo votato qui il suo voto è stato conteggiato tra quelli dell'Indiana.

E, infatti, come ha riportato anche l'Indianapolis Star, Obama ha conquistato il consenso dei "first-time voters (fra questi gli studenti), blacks, voters worried about the economy and more than a few Republicans".
Il Mid-west è pieno di conservatori, ma è anche un'area poco
abitata perciò la vittoria ottenuta nei centri maggiori e nelle Università ha permesso allo stato di colorarsi di blu se pur con solo una percentuale dello 0.9% di vantaggio (Obama 49,9% vs McCain 49,0%. Per un confronto di tutti gli stati è interessante la cartina che si trova sul sito del New York Times: http://elections.nytimes.com/2008/results/president/map.html).

Anche tra gli studenti ci sono i repubblicani e non pochi sono stati gli studenti del corso di italiano che hanno scelto di votare a destra. Una ragazza mi ha detto di essere contrario all'aborto. Alcuni mi hanno spiegato che McCain, come veterano di guerra, sarebbe stato un uomo più adatto e capace di organizzare il rientro delle truppe: "He knows how to do it". Altri hanno timore per il loro paese, sentono il bisogno di essere difesi, meglio, difendersi.
Poi c'è la risaputa questione economica. Una ragazza ha esplicitamente affermato di aver votato repubblicano perché i suoi hanno il their own business: una piccola impresa di elettrica. Ma si è comunque detta contenta della vittoria di Obama (in realtà mi sembrava tirasse sospiri di sollievo mentre motivava la scelta).

Gli insoddisfatti si devono comunque rassegnare: il governo non cadrà qui. Non mancano però quelli preoccupati per la "salute" di Barack...
L'ultimo ragazzo americano a cui ho chiesto in merito, invece, m'ha fatto scoprire l'acqua calda dicendo che Obama non è un rivoluzionario e poco cambierà.
Vero per certo, ma credo che la stessa immagine del cambiamento non sia poca cosa. L'ho capito leggendo la mail di Greg. Il singolo non può molto, ma vedere un democratico nero presidente degli Stati Uniti può aprire la porta ad altre speranze.
E lasciamola aperta 'sta porta una volta tanto che a chiuderla rischiamo solo di perderci...

12 novembre 2008

Per quelli che non ci credevano

Per quelli che non ci credevano che sto facendo un corso di danza, e ridacchiavano. Per darne la prova e soprattutto per interrompere questa mia recente latitanza dal blog.






















Il trasloco è terminato.

Ora sto sistemando gli oggetti intorno a me. Magari l'ordine fisico si rifletterà anche nella mente. Non riesco a rassegnarmi al caos, nonostante si possa scherzare e compararlo al genio, sono realista.

E oggi provo nostalgia. Quella di una bella chiacchierata con un connazionale amico che mi capisce al volo, prima di lasciarmi mi abbraccia, mi dice fammi uno squillo quando sei arrivata e poi mi manda pure un messaggio che non devo nemmeno pagare per leggere (qui costa anche la ricezione di telefonate e messaggi), ma investo quei centesimi per ricambiare l'affetto.

Stasera sono andata a cena dalla francese che è gentile e cara, ma ci conosciamo poco: quel tanto che basta a capire che non c'entriamo molto.

E comunque la lingua, se non perfettamente dominata, è un gap impressionante. Soprattutto per chi come la scrivente la usa tanto e ha bisogno di far diventare i pensieri frasi, spezzettarli in parole e poi cambiare i vocaboli per dare nuove sfumature o dettagli. Insomma se è complicato in italiano figuriamoci in inglese.

Imparo l'homesick che, tanto lo so, si prova anche in patria talvolta.
Comunque sto bene (dopo un attutito scontro iniziale, il mio coinquilino sembra già diventato più attento e preciso in casa).

10 novembre 2008

L'idraulico di Greencastle

Nel weekend il mio nuovo coinquilino ha incontrato sua nonna, negli States per una conferenza, a Nashville. Prima di andarsene ha detto di aver inoltrato la richiesta per le riparazioni, sarebbero arrivati nel pomeriggio.
Tornata a casa verso sera speravo avessero risolto il problema.

Ho attraversato con pochi passi il soggiorno-salotto-cucina e guardato il water malconcio. Funzionerà? Tiriamo l'acqua, ho pensato. E il già alto livello del liquido contenuto nella tazza (qui la usano piena per un terzo) è andato aumentando. Lentamente. “Finirà” mi sono augurata. Al contrario. Sempre più piena, colma... l'acqua ha iniziato a uscire e ad allagare il bagno...
“Merda”. Un balzo sul telefono: ho composto l'unico numero che sapevo, pigiato lo “0”, Public Safety.
Spiegato l'accaduto, detto “fate in fretta”: già mi vedevo deambulare sulla moquette fradicia e non era una bella immagine.

Fortunatamente, una volta appesa la cornetta, la fonte si è esaurita. L'idraulico è arrivato dopo circa una ventina di minuti.
Erano in due, è rimasto il più giovane che ha inserito la solita ventosa nell'incavo. Io spargevo fogli di scottex sul pavimento.
Non potevo non sfruttare la troppo ghiotta occasione...

- Are you an employee of DePauw or does University just call you in case of need? -
- No I work for DePauw” - (faccio indagini serie, eh eh ;-)
- May I ask you... what do you think about the election? -
Rossore sul suo viso
- I'm not really interested in politics -
Aggrotto un po' la fronte...
- As you noticed I'm not from here, I'm just trying to understand... What do you think of this victory?-
Sorrido e lui forse capisce da che parte starei se fossi americana oppure si sente rassenerato dalla spiegazione semplice.
- I'm happy. My friends worked a lot for the Obama's campaign and they're so proud that I'm voted for him. Yes I'm confident... - e continua con un monologo che non termina nemmeno al rientro dell'altro addetto, quello più anziano.

Così tra la cucina e il bagno nasce un mini dibattito post elettorale. Il giovane ormai ha preso coraggio, è lanciatissimo. Il vecchio più restio, non si sbilancia e io tengo in bocca le domande per rispetto. Afferma che si vedrà. Non mi sembra particolarmente entusiasta, ma chi può dirlo.

Un idraulico a Greencastle ha votato democratico dunque, ma è giovane e non lavora in proprio.

Dagli studenti e qualche amico ho ricevuto varie risposte interessanti. Scriverò.
"Why Indiana turned blue" titolava il "The Indianapolis star" giovedì 6 novembre. Riporterò.

To be continued.

7 novembre 2008

Time for CHANGE

Il 4 novembre, mentre l'America cambiava presidente, io cambiavo stanza.

Mi hanno finalmente concesso una singola e per i prossimi mesi condividerò un piccolo appartamento con il Teaching Assistant di tedesco. Anche lui si è spostato dallo studentato dove l'avevano relegato. Abbiamo preso le chiavi lunedì, venuti a vederlo in serata, gran ridere... per non piangere. Non ne siamo proprio entusiasti, ma ci si accontenta. It's ok...

A parte il bagno. Deve essere un'altra sorta di maledizione che m'accompagna quella di riuscire a finire sempre in posti dove il gabinetto si ottura (prima di utilizzarlo!).
Cercando quel quarto di bicchiere pieno: oggi ho conosciuto una delle mie vicine elemosinando l'utilizzo della toilette che la mia vescica non ce la faceva più. Sembra gentile e disponibile.
"Whenever" mi ha esortato, "Actually, I hope to use my bathroom as soon as possible!".
Pure alla doccia manca la tenda così vado a farmela dalle mie ex coinquiline coreane.

Domani V. ha promesso d'inoltrare la richiesta per richiedere le varie riparazioni. Gli ho spiegato che se la scrive lui, abbiamo molte più probabilità di successo. Sperem.

Dunque martedì ho fatto il grosso del trasloco, ma ancora la casa è piena di valigie, scarpe sparse e utensili per la cucina posati qua e là. Devo sistemare pure gli abiti.

Insomma non ho più aggiunto post con l'etichetta "assestamento", ma in realtà questo sembra lungi dal dirsi concluso e il tempo vola, mannaggia scappa!

Nel frattempo sto ascoltando le impressioni della gente sulla vittoria di Obama: per lo più studenti, professori, impiegati dell'università. Spero di raccogliere anche pareri dal paese e conto di scriverne prima che il mio cambiamento sia concluso!


Appendice più tragica che trash (07 Nov, ore 08.30)
ore 08.00 mi sveglio e, dopo tanto ritardo, ho il ciclo... ho bisogno della toilette. Faccio capolino fuori dal mio appartamento: tutte le altre porte sono chiuse. Dato l'orario mi scoccia bussare a qualcuno. Sciacquo la faccia. Pigiama sotto, pantaloni e felpa sopra. Cappuccio calato il più possibile.
Faccio pipì all'Asbury hall l'edificio universitario più vicino. Se fossi in campeggio avrei un bagno più vicino. Invece manco un bosco in zona. Sfiga. Take it easy: how?

5 novembre 2008

YES!!!!!

It was true: WE CAN!



*A breve qualche commento perché, wow, è un evento storico guys... I have to realize it better, maybe I'm starting now, but it's time to go to bed. On facebook, in fact, I joined the cause "I won't go to school if McCain win". So tomorrow I have to be at school: luckily :-)

4 novembre 2008

Ancora poche ore e sarà


ELECTION DAY!


Vote for Obama


*In realtà mi fan sorridere perché tantissime persone hanno già votato, la maggior parte degli studenti a cui ho chiesto "Allora il 4 voti?", mi hanno risposto "ho votato settimana scorsa" o "due settimane fa" o "nel weekend". Ufficio complicazione affari semplici, e solo quelli semplici.
**mi sono accaparrata anche il cartello pro Obama per il giardino che non ho. E la maglia dei college democrats for free, peccato sia gigante. Sono cose!

2 novembre 2008

Don't touch my P.D.A.

Sono quindici minuti che penso a un'introduzione. Ho provato pure a scrivere. Ho cancellato.
Affronterò le scoperte fatte grazie alla Dani (a Miami), poi sviluppate e confermate senza girarci intorno. Magari male, ma sono considerazioni in fieri che vanno condivise.
Ultimamente cerco di reperire informazioni fregandomene di eventuali etichette nelle quali non sarei stupita d'imbattermi. Fintanto che posso godere dell'immunità concessa agli stranieri, oso.

Le già citate differenze tra americani e italiani di cui ho parlato con le mie studentesse durante l'Italian club.

Dopo circa un mese di permanenza, mentre il campus si andava riempiendo di studenti ho iniziato a stupirmi di non vedere nessuna coppia baciarsi o coccolarsi. "Strano" mi sono detta, pensando il fatto fosse da imputare al caso.

Invece... la Dani mi ha spiegato che gli americani non si baciano in pubblico (a meno che non siano ubriachi) perché ritengono il bacio un'espressione intima, da condividere in privato.

Appena tornata io, invece, ho condiviso lo stupore (ma solo questo) con J., l'insegnante di tedesco, il quale mi ha letteralmente lasciata interdetta mettendomi a conoscenza di ciò che qui chiamano P.D.A. cioè Public Display of Affection (l'ho scritto per non dimenticarlo): un atteggiamento da evitare.
Niente tenerezze in pubblico.
Per ore non ho fatto che ripetere "It's crazy" o "how sad", non ci potevo credere.
Perciò ho preso a chiedere a quasi ogni indigeno con il quale avessi un minimo di confidenza: hanno confermato.

Gli americani, mi ha detto il deutsch, hanno una tolleranza bassissima per la visione della sfera intima e il sesso. Al contrario altissima verso la violenza.
Ha enfatizzato spiegandomi che di alcuni film esistono due versioni: quella americana e quella europea. Se sia vero non lo so, gli autoctoni non credo ne siano informati.
Ha continuato dicendo che, ad esempio, in televisione per nessuna ragione sono, ammessi i seni nudi, salvo coprire i capezzoli.
Il topless in spiaggia è proibito. La Dani mi ha subito avvertita: "le persone che lo fanno sono tutte europee". E non solo nell'Indiana degli Amish che non è bagnata dal mare, bensì vietato in tutti gli States!

Non puoi fare il topless, ma puoi comprarti la beretta. Intelligente.
Inizio solo ora a capire gli atteggiamenti libertini dei figli dei fiori: il significato che rivestivano.
Dovevano averne terribilmente bisogno se sono ancora ridotti così alla fine dell'anno Domini 2008.

Mercoledì come si può facilmente evincere, con la scusa dello scambio culturale mi sono fatta rivelare, in modo dettagliato, come si concepiscono le relazioni tra uomini e donne, dalle mie studentesse del Mid-west.
Sono indietrissimo. Facciano del gran sesso o meno, i rapporti tra i due generi mantengono una formalità vecchia maniera. Moltissime ragazze si atteggiano spesso a pin up e sembrano terribilmente oche senza destare alcuno stupore. Qualcuno sostiene che alcune di loro vedono ancora così il loro ruolo nella società. Dio, che tristezza.
I ragazzi sono gentili, con me lo sono stati, ma in quanto straniera (il fattore esotismo può incidere) non è facile comparare.

Il dato incontrovertibile è la bassa età a cui si sposano, molti subito dopo il college o pochi anni dopo. Non ho mai sentito parlare di convivenza... (forse una volta, o meglio l'ho data io per scontata: dovrò appurare).

Inoltre le relazioni sono dettate da vari passaggi: hanging out (incontrarsi, frequentarsi ma in modo generale, magari con altri), dating (la frequentazione vera e propria che in teoria include la sfera intima, ma ci sono più visioni) e l'engagement (quando s'inizia a pensare al matrimonio).

Morale della favola: se invitate qualcuno a pranzo, o anche solo per un caffè, rischiate di far scattare il primo dating. La persona in questione penserà che siete interessati a lui/lei e non solo intellettualmente...

Non si può immaginare quante persone ora a Greencastle siano probabilmente convinte di piacermi. Certo che ci vuole anche una bella fantasia a vedere un amplesso in un caffè annacquato.
In generale pare che l'amicizia tra uomo e donna, come è intesa da noi europei (certo con i "ma" e i "se" del caso), non esista (ci sono solo i "se" e i "ma"). Mi sembra di essere bambina, in vacanza nel paesino calabro dei nonni dove non si poteva girare liberamente coi ragazzetti perchè non sta bene. Quelle, in realtà, erano fisse senili, qui sono negli States!
Negli USA dove è vietato consumare alcolici prima dei ventuno. Così alle feste, se qualcuno sta male, non si chiama l'ambulanza per non rischiare casini... Scappa anche il morto per colpa di questi atteggiamenti.
Se non hai compiuto ventun anni non puoi bere un bicchiere di rosso, ma puoi arruolarti e andare in guerra. Agghiacciante se si pensa che qui la fanno sul serio.

In Indiana (ma anche in Kansas e altri stati) non si può nemmeno acquistare alcol la domenica. Il motivo lo ignoro. Forse è da imputare a retaggi religiosi. Peccato che l'ecaurestia si celebri anche col vino.


Ricapitolando:
massima attenzione negli inviti al sesso opposto, una volta fidanzati compostezza nell'esternare i sentimenti. Riservatezza pure in spiaggia, ma litri di birra giù per il gargarozzo di nascosto. Risultato: gravidanza inaspettata in tempo zero (cfr. la figlia di Sarah Palin). Ragazza madre o matrimonio riparatore. Alta probabilità di divorzio.
Ho parlato anche con la francese.
Non mi sono mai sentita tanto europea quanto oggi.
Longue vie à l'ancien monde!

1 novembre 2008

Halloween: qualche foto.


Qui le decorazioni per Halloween sono nei cortili da settimane. Questa, una casa vicino alla mia.















Due "miei" studenti mi hanno invitata alla festa nella loro Fraternity. Così ho deciso di sperimentare il mio primo Halloween, l'original one.







Di seguito chi mi ha invitata: due ragazzi col cognome italiano (Cassella e Lucchese).
Nonostante la banalità del costume, ero l'unica vestita da strega!
E menomale che in America la politica è tabù.
J. (non è difficile indovinare il nome) mostra il voto e un'idea quasi da ku klux klan che gli ho detto di non condividere. Avrei dovuto fargli un maleficio, ma mi ha offerto di festeggiare il Thanksgiving day con la sua famiglia from Italy e, nonostante non abbia ancora accettato, non ci sono riuscita. Certo che con tutti i democratici nel campus io, al solito, dal mazzo li piglio!

*Il viso è stato oscurato per precisa richiesta del soggetto fotografato di non figurare nel blog riferendosi, però, a quello dell'Italian club: si preoccupava dell'opinione dei professori.
Ad ogni modo, per evitare di vedermi mangiare le solite arance, ormai di stagione, al chiuso, ho preferito tutelarmi anche qui ;-)

30 ottobre 2008

Italian Club

Stasera, nonostante non avessi in mente nulla, ma solo invitato gli studenti a far due chiacchiere sulle differenze tra modus vivendi americano e italiano, molta più gente di quanta me ne aspettassi è arrivata. Tutte donne.

Gli argomenti li ho suggeriti io e sono stati dettati dal mio cultural shock che sembra non trovi tregua. Tra i temi: dating, engaging, relationships, PDA (Public Display of Affection)...
Poi la domanda di alcune: Do you think the U.S. are conservative?
Da quanto ho visto e sentito, sì...
A breve la spiegazione di tutto quanto, una summa di mie impressioni, spiegazioni di D. (l'amica italiana di Miami), del German teacher e delle voci degli studenti alla DePauw.

Una ragazza mi ha chiesto persino se gli uomini italiani sono infedeli. Le ho risposto dipende, ci sono entrambi: fedeli e infedeli. Ridendo ha detto menomale "so I am going to look for the italian man of my dreams!". Non me la sono sentita di elencarle gli altri difetti...

27 ottobre 2008

Intermezzo italiano

Tornata a Greencastle, la situazione sembra identica a quella precedente la partenza. Eppure avevo tanti buoni propositi: impegni assunti con me stessa. Studiare, studiare, studiare per far fruttare l'esperienza, o almeno tentare.
Se fin'ora mi mancava la spinta, ora dovrei trovarla perché non è difficile avere una motivazione ascoltando le voci italiane.
Le preoccupazioni dei miei sulla congiuntura economica, lo scoramento degli amici con il contratto a tempo determinato e i tagli sulla scuola. Non ho fatto in tempo a rallegrarmi per l'eliminazione della Siss che arriva la mazzata sui tagli!
Letti gli articoli on line del "Corriere della Sera" e "La Repubblica" penso a cosa starei facendo se fossi in Italia: manifestazioni di certo. E anche se, che ci sia o meno, non cambia nulla, a volte vorrei perlomeno poter urlare la sconcertante incazzatura.

Stasera su facebook mi sono iscritta al gruppo per salvare l'Università italiana, quello contro la Gelmini e un altro a sostegno di Saviano. Cosa non si fa per provare un briciolo di utilità :-)

Presto qualche altra foto rubata alla pioggia di Miami e "sconcertanti scoperte" sull' americana forma mentis.

24 ottobre 2008

Iettatura

Oggi 24 ottobre 2008: mio sesto giorno in Florida, nella stagione che dovrebbe essere la migliore (soleggiata e asciutta), patisco l'ennesima giornata di maltempo. Le previsioni danno ulteriori temporali nel pomeriggio.
Inizio seriamente a pensare che la sfiga non è una motivazione sufficiente, ci deve essere dell'altro, qualcosa di malefico.
Sono giunta alla conclusione che le mie colleghe mi stanno facendo una bambolina voodoo. Nel sortilegio ritengo inoltre probabile la collaborazione della docente italiana (cfr. post 7 ago 08, "Prepartenza con partenze") che, tornata a Greencastle venerdì scorso, ha fatto precedere l'arrivo da una mail nella quale mi chiedeva una mano per curare i suoi cinque (5!) figli durante il week-end. Le ho detto dove sarei andata.
Ha ragione mia madre bisogna stare zitti: l'invidia è una brutta bestia e alcune persone sono veramente capaci di farti il malocchio.
L'aspetto e l'atteggiamento delle donne sopracitate avrebbero messo in allerta chiunque, io, al contrario, ho condiviso la mia gioia in modo ingenuo, inconscio e sincero.
Maledetta me e le mie convinzioni positiviste!
Giuro che non snobberò più le credenze popolari, se sopravvissute per secoli avranno il loro bel perché!
Ora sconto la pena che non mi merito, piegata ogni tanto da fitte alla pancia per cui do la colpa al ciclo in arrivo, ma ora capisco che pure il continuo trapano dei lavori in corso dove abita D. non è puro caso.
Come si fa a liberarsi da una iettatura?

23 ottobre 2008

Key West

Ieri la mia gentilissima ospite si è persino presa un giorno di ferie per liberarmi dalla mia lazyness e mostrarmi qualcosa oltre la spiaggia più vicina a casa.

Così verso le nove e mezza eravamo in auto dirette a Key West. L'ultima selle isole Key dove si trova il punto più a sud degli Stati Uniti, da dove, nei giorni, più limpidi si può persino vedere Cuba. Naturalmente era nuvoloso, anzi minacciava pioggia, quella che è arrivata.


Descrizione di D. a tre quarti del tragitto.
"Ottobre e Novembre sono i mesi migliori in Florida: non piove praticamente mai... sì, devi essere tu. I temporali si concentrano in Giugno e Luglio, ma oggi non ho parole... Hai ragione, sei sfigata. I miei tergicristalli, giuro, non sono mai andati così velocemente!
E poi, pure la pompa. Con tutti i distributori di benzina siamo riuscite a finire nell'unico con la pompa malfunzionante ed estremamente lenta. Dove per altro abbiamo incontrato cinque rednecks (n.d.r. i già citati tamarri che popolano il mid-west caratterizzati dai modi grossolani e dal pickup) del Kentucky, uno dei quali (occhiale a specchio, capello biondo brizzolato e chopper) ti ha fatto notare che, abitando tu in Indiana, siete neighbours! Ahahaha! Ovviamente con pacca sulla spalla per l'apprezzamento. L'Indiana life style ti perseguita."
"Già - ho risposto - come vedi quando mi lamento qualche motivo ce l'ho ihihi..."

Uno sguardo all'orizzonte grigio che non si vedeva e c'è passata la voglia di ridere. "Un giorno di ferie e non vedi un casso!"
Sul punto di tornare indietro (dopo già tre ore percorse) l'acqua ci ha dato una tregua. Siamo arrivate a Key West ed io sono andata a fare le classiche foto da turista nel punto dove speravo di vedere e magari fotografare Cuba, invece mi son dovuta accontentare dell'anomalo storming.




Abbiam colto l'attimo per pranzare con un (e dico uno non a caso) raggio di sole sulla schiena e scattare delle foto per l'isola





che in questo periodo si riempie di turisti, più o meno gay come da tradizione, per un carnival all'insegna di una grottesca volgarità molto kitsch con i suoi lati ironici e divertenti.








Passate davanti al museo di arte dove ho perso tempo a farmi ritrarre in pose intelligenti è ricominciato a piovere, meglio diluviare e ci siamo rifugiate sotto la tenda di un negozio tra un misto di deutsch-redneck.
Oggi che la pigrizia torna a far da padrona me ne andrò a zonzo per South Beach e, complici le nubi, sarò costretta a darmi allo shopping che mi è impossibile in Greencastle (anche quello da povera, tipo un paio di jeans) sperando che il tempo cambi.

Però magari corsettina sulla spiaggia... Nonostante la sfiga se non fossi in me m'invidierei.