13 gennaio 2009

Ostelli

Starsene in giro per oltre un mese comporta una spesa considerevole perciò onde evitare di trovarsi col conto prosciugato nel giro di una settimana abbiamo prevalentemente alloggiato negli ostelli, anche se talvolta un motel si sarebbe forse rivelato più pratico e altrettanto economico. Ma avendo lasciato l'onere della prenotazione ad altri non posso ora lamentarmi.

Come ogni biblioteca che si rispetti, anche ogni ostello ha i suoi matti. Se vi si passano più di tre giorni consecutivi li si distingue, dopo i cinque si rischia di farne la conoscenza.
















A San Diego, ad esempio, c'era un soggetto vestito Asempre con pantaloni e canotta nera, con unghie di mani e piedi laccate, che passava le sue giornate su una poltrona a leggere.

L'ostello di Venice Beach era talmente pietoso che ci trascorrevamo meno tempo possibile. La cucina era impraticabile e i bagni tutt'altro che comodi. Tuttavia penso passassimo noi per gli anomali dato che eravamo tra i pochi a calpestare la lisa moquette con le scarpe e un certo schifo mentre gli altri ospiti vi si aggiravano incuranti a piedi scalzi: ma che anticorpi hanno gli stranieri?!

Il covo di personaggi stravaganti (per usare un eufemismo) è stato però scoperto all'Adelaide hostel di San Francisco. Mio fratello ed io ci siamo fermati per ben otto giorni, tempo sufficiente a realizzare che alcune delle persone che vi lavoravano erano stranieri alcuni, si è dedotto, senza un visto valido, tra questi un'italiana, mentre altri dovevano provenire o da una comunità di recupero per tossicodipendenti o aderire ad un programma carcerario per il reintegro nella società dei detenuti.
A conferma di ciò, riporto qualche battuta ascoltata la penultima sera. Ero davanti al pc e al mio fianco stava un tizio sui quaranta che parlava al telefono cercando di convincere una ragazza a stare con lui. Io, disinteressata scrivevo sui facebook-walls altrui. Ad un certo punto la sua insistenza attira però la mia attenzione e lo sento dire : “Think with your mind! What you want... not what your parents do want for you! Do you want to stay with me?... I'm not sure... Yes I love you. So do you like me? Why aren't you sure? ...if you are ok with our age difference, my story, my way of living, the fact that I was in jail...”. Ho finto di non sentire e continuato a battere i tasti con un “epperò” tra i denti.
Tra gli altri soggetti curiosi un italo brasiliano che pur essendo un ingegnere, lavorando per l'interpol e avendo conoscenze importanti pressochè ovunque stava in ostello... L'amico C. ha finito per credere a tutte le sue panzane contribuendo a incrementare lo standard di furbizia. Ancora qualche giornata e avrebbe persino creduto alla trovata da lui stesso ideata: col mio reale brother ha infatti pensato di essere geniale spacciandomi per la sorella di entrambi così da non dare dubbi sul rapporto che ci legava di fronte al gentil sesso.
Qui a Miami sfruttiamo la gentilissima ospitalità della Dani, a New Orleans hotel per tre giorni poiché l'ostello è lontano dal centro, mentre a New York si vedrà. Portafogli semi vuoti chiedono una nuova strategia.

Oggi finalmente sono riuscita a stirare, così da evitare lo stato da punkabbestia per la prossima settimana. A San Francisco ero arrivata infatti al punto che i barboni non mi chiedevano nemmeno più i soldi, e se lo facevano ad un mio scuotere del capo sorridevano, vedendo forse una futura collega.
Ha ragione mamma che devo bere il caffè seduta, altrimenti divento povera.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

eravamo tra i pochi a calpestare la lisa moquette con le scarpe e un certo schifo mentre gli altri ospiti vi si aggiravano incuranti a piedi scalzi: ma che anticorpi hanno gli stranieri?!


secondo me siamo semplicemente un popolo di gente mediamente pulita..all'estero dicano quello che vogliono ma sono dei bei vuncioni!

lili ha detto...

@Taba - ahahaha... come darti torto? ;-)