Scrivere durante il viaggio è più complesso di quanto pensassi soprattutto se non si è soli. Siamo in cinque, dunque mi trovo tutt'altro che per i fatti miei come sono solita.
Viaggiare in più persone ha i suoi pro, soprattutto quando qualcuno si occupa degli itinerari, qualcun altro ti dice che bus prendere e quali vie percorrere. Ma divento pigra e seguo senza curarmi dei nomi delle vie e delle piazze, rischiando perciò di osservare meno la città.
Lo svantaggio maggiore è però dato dal gruppo in sé che limita per sua natura la possibilità di conoscere gente.
Stanotte ho dormito malissimo e mi sono alzata molto prima del solito, l'ostello era vuoto e silenzioso, ma ho incrociato un inglese simpatico, di Cambridge che mi ha fatto un po' rimpiangere i miei lonely on the road.
Tra l'altro giro con quattro ragazzi: due dei quali (mio fratello e il suo amico) ogni tanto vorrebbero vedermi scomparire temendo che qualche donzella vedendoci mi scambi per la loro fidanzata, mentre gli altri due mi eliminerebbero volentieri perché non mi tollerano. Pensano che parli troppo e gli danno noia le mie pretese di dividere le spese così come alcune mie idee o atteggiamenti. Sto cercando di limitare i miei eccessi per rendere l'atmosfera piacevole, ma non è facile. Il maltempo e il freddo pure ostacolano la mia rilassatezza.
Più i giorni passano più mi ripropone la sensazione che qualsiasi cosa organizzi o faccia qui diventi complicata e mi riduca ad essere altro da ciò che sono...
Il mio oroscopo di Brezsny sembra nuovamente essere adatto:
Pesci (19 febbraio - 20 marzo)
Cosa ti costerebbe collaborare con le forze del cambiamento? Ma non in modo rassegnato e risentito. Non con un senso di sconfitta, desiderando che tutto resti sempre uguale. E cosa dovresti fare, invece, per adattarti con entusiasmo ai cambiamenti in arrivo? Come potresti imparare a essere grato e felice per l’eterno fluire delle cose? Il tuo compito nel 2009, Pesci, sarà diventare un surfista esperto per cavalcare le magnifiche, allegre, gioiose onde della vita. (Original version: What would it take for you to collaborate with the forces of change? Not in a resigned, resentful way. Not with a sense of defeat, wishing things could stay the same forever. Rather, what would you have to do in order to feel eager about adjusting to the ongoing shifts? Is there any way you might even learn to experience exhilaration and gratitude in the face of the eternal flux? Your assignment in 2009, Pisces, is to become an expert surfer of the beautiful, playful, blessed waves.)Le visite sono interessanti, ma anche in California dove fin'ora siamo prevalentemente stati non riesco a trovare quell'America letta in certi libri e vista in certi film. Gli States che desidero visitare fanno dunque parte solo di quella subculture che come turista non riesco a scovare? Non sono l'unica a provare queste sensazioni, mio fratello ha confessato di essere deluso nonostante sia contento del viaggio.
Per ricapitolare le tante miglia percorse.
Dopo San Diego siamo andati a Las Vegas. Appena arrivata ne sono stata entusiasta provando le stesse sensazioni di quando da bambina entravo a Gardaland. Mi sembrava di essere in una mega opera pop, alcuni alberghi mi ricordavano quelle sorte di pseudo-palazzi gonfiabili dove i bimbi saltano divertendosi tantissimo. Però a Las Vegas non si salta, si sta seduti davanti a un tavolo o a una slot fumando, giocando, qualche volta vincendo più spesso perdendo mentre troppe luci illuminano l'inutile. Qualche ora è sufficiente non solo a visitarla, ma pure per sposarsi con uno dei tanti pacchetti proposti dagli alberghi che ospitano le wedding chapel.
I miei compagni di viaggio non hanno nemmeno acconsentito a farsi fotografare con me all'interno della cappella: "It's a joke guys!". Invano: mancano di spirito i giovani o...
Il giorno dopo Grand Canyon con la neve. Guidare nel deserto ha dato soddisfazione, limitarsi a vedere gli ammassi rocciosi coperti di neve, da un sentiero in mezzo ad altri turisti infreddoliti che come noi avevano pagato 25 $ per avere accesso al parco, meno.
Terza tappa Los Angeles dove abbiamo festeggiato Natale in un American bar a fish and chips. Il maltempo ci ha seguito e nello squallido ostello dove abbiamo alloggiato è mancata l'acqua calda per i primi tre giorni. Due docce in cinque giorni e dormito quasi vestita, ma L.A. m'è piaciuta. Le vie principali di downtown ospitano bei grattacieli da tipica città statunitense mentre altre aree fanno desiderare una vacanza estiva.
Il nostro alloggio era a Venice Beach, posto carino, ma particolare, forse quartiere alternative e non particolarmente ricco dato i personaggi che l'hanno affollato nel primo giorno di sole.
Col bel tempo l'indice di apprezzamento è sicuramente aumentato e finalmente c'era aria da "sognando California".
*Qui sono sulla spiaggia di Venice Beach nel giorno che ritengo il migliore sin'ora. Sole e mare hanno permesso una felice rilassatezza. Inizio a pensare che per la mia salute psicofisica mi dovrei trasferire al mare.
A qualche miglia di distanza Santa Monica e Beverly Hills, quest'ultimo è veramente bello. Sicuramente ricco, ma non kitsch come invece lo è Holliwood che mi ha lasciato quantomeno perplessa. Inoltre Beverly hills è stato l'unico posto dove ho sentito forte l'atmosfera natalizia, in tutte le altre città, infatti, gli addobbi erano minimi e miseri.
E se i pesanti lampadari sistemati sulla via principale di Beverly hills erano forse un po' eccessivi, li ho comunque preferiti al nulla di altre zone o all'atteggiamento "politically correct" della DePauw university che per non rischiare di offendere chi non è cristiano ha deciso di eliminare le decorazioni. Infatti prima di partire, nel midwest più conservatore quasi nessuno mi ha augurato Merry Christmas, ma Good holidays. E davanti al mio Why? mi è stato fatto notare che Christmas contiene il nome Christ. Le assurdità di questo paese vanno ingigantendosi ai miei occhi.
Il 30 siamo arrivati a San Francisco: an amazing city. Al contrario delle metropoli statunitensi e' compatta con un sali-scendi di strade e mezzi di trasporto che sembrano efficienti. L'architettura vittoriana a pochi blocchi dagli alti grattacieli colpisce piacevolmente il visitatore che resta affascinato anche dai bei quartieri lungo la baia.
San Francisco e' proprio bella, forse ci vivrei se non fosse per le solite caratteristiche che la omologano al resto degli States, tra le quali vi e' un altissimo numero di mendicanti (qui soprattutto black people).
Mi sembrano molti di piu' rispetto a quelli che ci sono nelle citta' italiane, ho chiesto ad altri conferma e l'ho avuta. Ho persino incontrato il mio coinquilino V., anche lui qui di passaggio, e suo fratello ha spiegato che nemmeno a Vienna ce ne sono cosi' tanti.
Inoltre la maggior parte di questi personaggi senzatetto sono pure weird and maybe scary, devo ammettere che mi fanno un certo effetto.
L'ho detto a G., lui mi ha risposto che molti di loro sono ex soldati "This is the way our state treats the soldiers after using them...". Triste.
Nonostante cio' ci stiamo godendo la citta' e qui abbiamo stappato lo spumante il 31 trasgredendo la legge che vieta di bere per strada.
Abbiamo fatto la spesa, cenato in albergo (stupendo gli altri ospiti per la mole di cibo acquistato!), andati in un bar e poi in piazza dove abbiamo stappato un martini da ben 12 dollari ("perche' compriamo un vino decente!") che dopo un primo sorso si e' andato prosciugando nelle gole di americani sconosciuti. Nessuno di loro aveva del vino: nemmeno a capodanno fanno uno strappo alle regole (tra l'altro assurde!). Nessun botto, nessun fuoco d'artificio. Union Square, la piazza centrale era chiusa: ci siamo tenuti sui margini e non si capiva quando sarebbe arrivata la mezzanotte. Sembrava incredibile fosse la notte dell'ultimo.
V. era a Las Vegas dove si aspettava l'eccesso, mentre ha confessanto una certa delusione.
Certo per le strade di San Francisco la gente era tanta ed incrociandosi si faceva gli auguri. Questa e' una cosa che mi piace degli americani: parlare agli sconosciuti, fare amicizia in un attimo anche se solo per quell'attimo. Adoro il loro saper essere easygoing, molto piu' comune che non da noi.
Le prossime tappe sono Miami, New Orleans e New York, ma potrei scrivere ancora a lungo sulle citta' visitate e insieme potrei unirci tanto altro come ho appena fatto in questo post che perde il capo e la coda, ma pazienza: this is the American way guys!
2 commenti:
che ultimo dell'anno sui generis! bello però!
da queste parti - invece - le solite scene da guerra in/civile
@cru7do - molto sui generis: infatti, gasava di più l'idea del dove che del come lo si stesse passando... anyway nice.
But, as everywhere, the most important thing is the people you stay with.
Posta un commento