30 gennaio 2009
28 gennaio 2009
Ecche culo!
(n.d.r. non fatevi ingannare dalla prima parte, procedete)
Ore 13.00
Triste e stanca (sarà per il taglio che mi è stato fatto ad agosto che ogni cosa qui mi sembra di così difficile realizzazione?) aspetto la partenza su un aereo diretto a Boston pregando che non tardi dato che ho poi la coincidenza con quello per Indianapolis dove alle cinque e mezza ho l'unico passaggio trovato dall'areoporto alla DePauw (se lo perdessi avrei una distanza di quaranta miglia da coprire a piedi o in autostop).
Ore 17.00
Il tempo di chiudere la parentesi e mi è stato detto che dovevo cambiare aereo. Il volo per Boston delle 13.00 era stato cancellato. Il prossimo sarebbe partito alle 14.00 facendomi quindi perdere la coincidenza.
Al special desk service mi hanno dato tuttavia un'ottima notizia: sarei partita un'ora e mezza dopo con un diretto che mi avrebbe fatto raggiungere l'Indiana persino in anticipo rispetto all'altro. Cioè alle 17.00, qui meglio dette 5 pm.
Sono ora le 17.00 o 5 pm come diamine si vuole chiamarle e sto per la terza volta tentando di lasciare La Guardia airport di New York (quasi quasi scendo e resto qui... non fosse che ho tutto a Greencastle e nessun posto dove andare a NYC).
Il secondo volo in realtà era partito puntuale, ma una volta addormentatami ero stata svegliata dal pilota che ci annunciava il rientro (dopo una buona mezz'ora di volo) a La Guardia airport per problemi meccanici del velivolo.
Ho sperato di aver frainteso, "mesi che piglio fischi per fiaschi, avrò capito male pure 'sta volta". Inoltre i passeggeri mi sembravano troppo tranquilli alla notizia.
Purtroppo la mia comprensione era stata corretta.
Tornati all'areoporto mi hanno assegnato un altro posto sul volo successivo (questo).
Ora sono in cielo e il mio laptop nella stiva: il trolley non ci stava sotto il sedile così l'assistente di volo me l'ha requisito ed io che nel mentre stavo cercando un nuovo passaggio per Greencastle, esausta, ho realizzato troppo tardi che avrei potuto toglierlo dalla borsa. Lei si è scusata per essersi dimenticata di avvertirmi, detto comunque di non preoccuparmi. Facile!
Se state leggendo queste righe probabilmente il mio portatile è salvo (come auspico) oppure sto battendo i tasti di un computer altrui. - Fortunatamente si è realizzata la prima ipotesi -
A breve flashback e souvenirs dal viaggio.
Sfiga in appendice: atterrata all'aeroporto, non ho ricevuto il mio bagaglio, era stato mandato forse a Filadelfia. Ad ogni modo mi è stato consegnato quella stessa sera verso l'una. Again: Ecche culo!
22 gennaio 2009
Couchsurfing
First of all... I am not American, you are not Italian... but HUMAN BEINGS and that's COUCHSURFING."
Da ormai quattro giorni siamo a New York city e dopo averne sentito parlare in Italia e soprattutto qui (il mio coinquilino l'ha sperimentato e me l'ha vivamente suggerito) abbiamo anche noi di fare un'esperienza come couchsurfers.
Couch significa divano ed è quello che ti aspetta dalla persona che contatti e ti risponde tramite il sito creato ad hoc (clicca sul titolo del post per il link).
Si chiama couchsurfing ed il nuovo modo di Viaggiare (non a caso con la maiuscola) in modo economico. Permette non solo di evitare la "triste" visita turistica, ma dà la possibilità di conoscere gente e viverne i luoghi, respirandone l'atmosfera.
Dopo essersi iscritti al sito si è in contatto con persone da tutto il mondo che offrono e cercano un alloggio gratuito per qualche notte. In cambio un vero scambio culturale con tutto quello che questo può comportare.
Questa è la nostra quarta notte a Manhattan da Mike che ci ha offerto un divano letto (e pure le lenzuola che noi manco quelle!) nel suo appartamento a quindici minuti a piedi da Times square. Non paghiamo nulla, la sera compriamo del cibo e cuciniamo anche per lui. La casa è relativamente pulita (e comunque mille volte meglio dell'ostello) e lui è veramente gentile.
Stasera ci ha invitato a vedere la prima puntata della quarta serie di Lost in un bar in zona, poi birra e free hot dogs da Rudy, dove si è svolto il dialogo sopra citato.
Couchsurfing iperconsigliato a tutti.
13 gennaio 2009
Ostelli
Come ogni biblioteca che si rispetti, anche ogni ostello ha i suoi matti. Se vi si passano più di tre giorni consecutivi li si distingue, dopo i cinque si rischia di farne la conoscenza.
A San Diego, ad esempio, c'era un soggetto vestito Asempre con pantaloni e canotta nera, con unghie di mani e piedi laccate, che passava le sue giornate su una poltrona a leggere.
L'ostello di Venice Beach era talmente pietoso che ci trascorrevamo meno tempo possibile. La cucina era impraticabile e i bagni tutt'altro che comodi. Tuttavia penso passassimo noi per gli anomali dato che eravamo tra i pochi a calpestare la lisa moquette con le scarpe e un certo schifo mentre gli altri ospiti vi si aggiravano incuranti a piedi scalzi: ma che anticorpi hanno gli stranieri?!
A conferma di ciò, riporto qualche battuta ascoltata la penultima sera. Ero davanti al pc e al mio fianco stava un tizio sui quaranta che parlava al telefono cercando di convincere una ragazza a stare con lui. Io, disinteressata scrivevo sui facebook-walls altrui. Ad un certo punto la sua insistenza attira però la mia attenzione e lo sento dire : “Think with your mind! What you want... not what your parents do want for you! Do you want to stay with me?... I'm not sure... Yes I love you. So do you like me? Why aren't you sure? ...if you are ok with our age difference, my story, my way of living, the fact that I was in jail...”. Ho finto di non sentire e continuato a battere i tasti con un “epperò” tra i denti.
Tra gli altri soggetti curiosi un italo brasiliano che pur essendo un ingegnere, lavorando per l'interpol e avendo conoscenze importanti pressochè ovunque stava in ostello... L'amico C. ha finito per credere a tutte le sue panzane contribuendo a incrementare lo standard di furbizia. Ancora qualche giornata e avrebbe persino creduto alla trovata da lui stesso ideata: col mio reale brother ha infatti pensato di essere geniale spacciandomi per la sorella di entrambi così da non dare dubbi sul rapporto che ci legava di fronte al gentil sesso.
Oggi finalmente sono riuscita a stirare, così da evitare lo stato da punkabbestia per la prossima settimana. A San Francisco ero arrivata infatti al punto che i barboni non mi chiedevano nemmeno più i soldi, e se lo facevano ad un mio scuotere del capo sorridevano, vedendo forse una futura collega.
Ha ragione mamma che devo bere il caffè seduta, altrimenti divento povera.
10 gennaio 2009
Pershing square L.A.
[...]
In the center of the park, a little self conscious of my evening clothes, I stopped to watch a typical Pershing Square divertissement: an aged and frowsy blonde, skirts held above her knees, cheered by a crowd of grimacing and leering old goats, was singing a gospel hymn as she danced gaily around fountain. Then it suddenly occured to me that, in all the world, there neither was nor would ever be another place like this city of Angels. Here the American people were erupting, like lava from a volcano; here indeed, was the place for me - a ringside seat at the circus.
Carey McWilliams 1946
in Southern California country
4 gennaio 2009
The american way
Pesci (19 febbraio - 20 marzo)
Cosa ti costerebbe collaborare con le forze del cambiamento? Ma non in modo rassegnato e risentito. Non con un senso di sconfitta, desiderando che tutto resti sempre uguale. E cosa dovresti fare, invece, per adattarti con entusiasmo ai cambiamenti in arrivo? Come potresti imparare a essere grato e felice per l’eterno fluire delle cose? Il tuo compito nel 2009, Pesci, sarà diventare un surfista esperto per cavalcare le magnifiche, allegre, gioiose onde della vita.
Le visite sono interessanti, ma anche in California dove fin'ora siamo prevalentemente stati non riesco a trovare quell'America letta in certi libri e vista in certi film. Gli States che desidero visitare fanno dunque parte solo di quella subculture che come turista non riesco a scovare? Non sono l'unica a provare queste sensazioni, mio fratello ha confessato di essere deluso nonostante sia contento del viaggio.
Per ricapitolare le tante miglia percorse.
Il giorno dopo Grand Canyon con la neve. Guidare nel deserto ha dato soddisfazione, limitarsi a vedere gli ammassi rocciosi coperti di neve, da un sentiero in mezzo ad altri turisti infreddoliti che come noi avevano pagato 25 $ per avere accesso al parco, meno.
Terza tappa Los Angeles dove abbiamo festeggiato Natale in un American bar a fish and chips. Il maltempo ci ha seguito e nello squallido ostello dove abbiamo alloggiato è mancata l'acqua calda per i primi tre giorni. Due docce in cinque giorni e dormito quasi vestita, ma L.A. m'è piaciuta. Le vie principali di downtown ospitano bei grattacieli da tipica città statunitense mentre altre aree fanno desiderare una vacanza estiva.
Il nostro alloggio era a Venice Beach, posto carino, ma particolare, forse quartiere alternative e non particolarmente ricco dato i personaggi che l'hanno affollato nel primo giorno di sole.
Col bel tempo l'indice di apprezzamento è sicuramente aumentato e finalmente c'era aria da "sognando California".
*Qui sono sulla spiaggia di Venice Beach nel giorno che ritengo il migliore sin'ora. Sole e mare hanno permesso una felice rilassatezza. Inizio a pensare che per la mia salute psicofisica mi dovrei trasferire al mare.
A qualche miglia di distanza Santa Monica e Beverly Hills, quest'ultimo è veramente bello. Sicuramente ricco, ma non kitsch come invece lo è Holliwood che mi ha lasciato quantomeno perplessa. Inoltre Beverly hills è stato l'unico posto dove ho sentito forte l'atmosfera natalizia, in tutte le altre città, infatti, gli addobbi erano minimi e miseri.
E se i pesanti lampadari sistemati sulla via principale di Beverly hills erano forse un po' eccessivi, li ho comunque preferiti al nulla di altre zone o all'atteggiamento "politically correct" della DePauw university che per non rischiare di offendere chi non è cristiano ha deciso di eliminare le decorazioni. Infatti prima di partire, nel midwest più conservatore quasi nessuno mi ha augurato Merry Christmas, ma Good holidays. E davanti al mio Why? mi è stato fatto notare che Christmas contiene il nome Christ. Le assurdità di questo paese vanno ingigantendosi ai miei occhi.
Le prossime tappe sono Miami, New Orleans e New York, ma potrei scrivere ancora a lungo sulle citta' visitate e insieme potrei unirci tanto altro come ho appena fatto in questo post che perde il capo e la coda, ma pazienza: this is the American way guys!