A solo un'ora di auto da qui c'è una cittadina, Bloomington che oltre a poter vantare l'università più grande di questo stato, l'"Indiana University", è rinomata per la sua vita notturna ed è con Indianapolis meta di pellegrinaggio per chi ha la fortuna di possedere un'auto (pensiero fisso).
Poi è stata la volta dei "Little cow" (Hungarn) un Balkan ska/rock/Gipsy e altro che mi ha ricordato i "Gogol bordello", ma con melodie meno aggressive essendo assente il punk. A mio parere bravi sia nel suonare sia nell'intrattenere (dei buoni animali da palcoscenico). Abbiam ballato fino a essere stanchi, inizialmente con una tisana di Rooibos in mano dato che faceva freddo e le caffetterie (come qualsiasi posto dove sia possibile nutrirsi) danno contenitori per il take away. Pensatemi saltellare con il tè tra le mani che cercano discaldarsi. In effetti il connubio è servito.A seguire in un club si è danzato ancora sui ritmi latini (mexican) folk alternativ della "Pistolera" (New York) gruppo formato da tre donzelle e un uomo al basso. Non male.
Infine i "Funkadesi" (Chicago, si fa per dire date l'eterogeneità dei suoatori) un gruppo veramente global fusion per commistioni musicali e dei componenti: bravi. Movimento anche qui.
Un bell'evento, costoso per i miei canoni da socia ARCI e affini (il prezzo pagato si riferiva alla serata e all'ingresso studenti), ma meglio i soldi spesi così che nell'ennesimo libro acquistato invano per l'inutile corso di College Writing (fortunatamente ho almeno potuto restituire i testi di scienze politiche).
Inoltre al contrario di quanto mi aspettavo la città non era chiusa: c'erano eventi gratuiti nelle strade; mentre per accedere ad ogni singolo concerto uno stuolo di addetti controllava il possesso del braccialetto (da quel che posso vedere al campus assumono tante persone per fare il lavoro che si potrebbe gestire in pochi eppure ho sentito dire che c'è molta disoccupazione. Sarebbe interessante capire a quanto ammonta la retribuzione... )
Aspettando l'austriaco Teaching Assistant che è in dolce compagnia. Da sinistra G. (di N.Y.), L. (il russo o meglio siberiano) e A. l'insegnante di francese che sinceramente non ho capito da dove provenga. Magari glielo chiedo di nuovo quando vado a riprendermi la felpa che da una settimana staziona sulla sua auto.
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