Il primo volo è in orario e ho pure un vicino simpatico che lo fa trascorrere veloce. Mentre parliamo acquisto sempre più la consapevolezza di essere finita in un'università per molti aspetti anomala e che altrove gli studenti americani sono, forse, più simili a quelli italiani. Il bisogno di fuggire da quella che, a volte, definisco gabbia, va crescendo di giorno in giorno.
Per ora si va a San Diego, città natale di ho incontrato sul primo aereo che invece sta andando a surfare con lo snow board a Salt Lake city.
Già sul secondo volo, mentre mi sto addormentando, il capitano annucia il ritardo e mi sveglia. Non riesco più a prendere sonno e trascorro le ore del viaggio cercando di leggere l'unica cosa non rimasta nello zaino imbarcato: il dizionario. Il viaggio è interminabile, non ho alcuna percezione del tempo per via del fuso e della mancanza dell'orologio che mi si è rotto il giorno prima.
Iniziamo bene.
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