9 ottobre 2008

Ormai una settimana fa: Lotus Festival

Dopo ormai una settimana di distanza, finalmente, raccolgo i bei momenti dello scorso week end. Non che ne abbia al tempo: come al solito lo rubo ad altro e anche se dovrei ridurre l'uso del computer per la mia salute e guardare le nuvole, oggi era talmente sereno che non ho potuto farlo. Inoltre, il direttore del dipartimento, inaspettatamente, mi ha fatto presentare in modo rapido il blog creato (v. post precedente) alla commissione giunta all'università. La famosa collega che inizialmente sembrava avrebbe dovuto parlare ha distribuito il tiramisù da lei fatto gasandosi per gli apprezzamenti.
Buon per lei, personalmente voglio guardare presto nuvole bianche.

A solo un'ora di auto da qui c'è una cittadina, Bloomington che oltre a poter vantare l'università più grande di questo stato, l'"Indiana University", è rinomata per la sua vita notturna ed è con Indianapolis meta di pellegrinaggio per chi ha la fortuna di possedere un'auto (pensiero fisso).

L'insegnante di francese, trasferitosi negli States da ormai dieci anni e a Greencastle da tre, ne è un habitué e offre passaggi con generosità.

Così sfruttando l'occasione sabato sera ero a Bloomington chiedendomi se non ci fosse per caso bisogno di un'Italian Teaching Assistant pure lì...

Venerdì 3 e Sabato 4 Ottobre, infatti, c'era l'annuale Lotus Festival.

Un evento che porta nella cittadina musica da varie parti del mondo. Dato il costo del biglietto tutt'altro che irrisorio: 33 bucks ($) ho attentamente valutato la programmazione per scegliere bene e devo dire che il mio intuito, questa volta, mi ha dato una certa soddisfazione.

Dopo aver gironzolato con G. che con me ha investito i soldi (gli altri l'avevano già fatto la sera prima e i gruppi erano pressoché i medesimi) ci siamo trovati immersi nell'old country più per caso che per volontà apprezzando qualche canzone dei "The wilders" (Kansas).























Poi è stata la volta dei "Little cow" (Hungarn) un Balkan ska/rock/Gipsy e altro che mi ha ricordato i "Gogol bordello", ma con melodie meno aggressive essendo assente il punk. A mio parere bravi sia nel suonare sia nell'intrattenere (dei buoni animali da palcoscenico). Abbiam ballato fino a essere stanchi, inizialmente con una tisana di Rooibos in mano dato che faceva freddo e le caffetterie (come qualsiasi posto dove sia possibile nutrirsi) danno contenitori per il take away. Pensatemi saltellare con il tè tra le mani che cercano discaldarsi. In effetti il connubio è servito.A seguire in un club si è danzato ancora sui ritmi latini (mexican) folk alternativ della "Pistolera" (New York) gruppo formato da tre donzelle e un uomo al basso. Non male.

Infine i "Funkadesi" (Chicago, si fa per dire date l'eterogeneità dei suoatori) un gruppo veramente global fusion per commistioni musicali e dei componenti: bravi. Movimento anche qui.

La musica da ascoltare seduti c'era, ma ho lasciato ad altri i ritmi dalla Mongolia, Turchia e altro. Per gusto personale e necessità terapeutica: urgeva sfogarsi dopo gli skazzi settimanali.
Nessuna rappresentanza italiana: pensare che speravo in una pizzica dopo tanto...

Però, dopo esserci ricongiunti con gli altri, abbiamo trovato eccellenti percussionisti e tentato di sambare, con risultati assai scadenti per quel che mi riguarda.

Un bell'evento, costoso per i miei canoni da socia ARCI e affini (il prezzo pagato si riferiva alla serata e all'ingresso studenti), ma meglio i soldi spesi così che nell'ennesimo libro acquistato invano per l'inutile corso di College Writing (fortunatamente ho almeno potuto restituire i testi di scienze politiche).
Inoltre al contrario di quanto mi aspettavo la città non era chiusa: c'erano eventi gratuiti nelle strade; mentre per accedere ad ogni singolo concerto uno stuolo di addetti controllava il possesso del braccialetto (da quel che posso vedere al campus assumono tante persone per fare il lavoro che si potrebbe gestire in pochi eppure ho sentito dire che c'è molta disoccupazione. Sarebbe interessante capire a quanto ammonta la retribuzione... )

Aspettando l'austriaco Teaching Assistant che è in dolce compagnia. Da sinistra G. (di N.Y.), L. (il russo o meglio siberiano) e A. l'insegnante di francese che sinceramente non ho capito da dove provenga. Magari glielo chiedo di nuovo quando vado a riprendermi la felpa che da una settimana staziona sulla sua auto.

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