3 ottobre 2008

La strada americana

Thursday October the 2nd, 8:30 p.m.
Ryan Adams in concert at the Murat Theatre of Indianapolis.

La libertà pulsante dal post precedente dipendeva anche dall'invito a questo concerto. Non ne ho accennato per scaramanzia! La ragazza di D. (proprietario del Bluedoor cafè di cui scrissi) non sarebbe riuscita ad andare, perciò A. ha rivolto a me l'invito.

"La libertà non è star sopra un albero... la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione" anche a un evento e movimento, scelta e possibilità di andare, aggiungerei alle belle parole di Gaber.
Finalmente fuori da Greencastle. Finalmente un concerto. Finalmente...

Riuscita a cambiare il turno di lavoro, ho subito accettato, nonostante non conoscessi il cantante. Nemmeno ho chiesto dove suonasse. Mi bastava la città: Indianapolis; l'evento: concerto; la compagnia: due ragazzi simpatici, alla mano e gentilissimi (mi hanno persino regalato il biglietto!). Così ho indossato i pantaloni comodi, una t-shirt e la felpa da buttare nella borsa a tracolla. I miei amici si sono presentati altrettanto informali, ma in jeans e camicia.

In auto ho scoperto che eravamo diretti a teatro, all'ingresso altra gente in camicia scozzese. Forse avevo sbagliato abbigliamento: forse si trattava di un concerto country mentre io ero abbigliata molto più da genere alternativo. Comunque la gente era tanta e non certo vestita con stile. Caratteristica quest'ultima che strideva un po' con il luogo, curato in modo pomposo e kitsch: una sorta di Manzoni (quello di Milano), ma almeno tre volte più grande.
Già alla seconda canzone, la cover di Wanderwall degli Oasis, ho realizzato che se le influenze folk c'erano, non erano comunque preponderanti.

"Le camicie a scacchi, dunque -riflettevo sorridendo- rappresentano il loro semplice gusto. Ecco forse perché Ralph Lauren (brand che qui spopola) qualche anno fa aveva realizzato, e importato pure da noi, camicie similari che indossai anch'io nei nineties".

Il concerto mi è piaciuto, sebbene la musica in sé non mi abbia entusiasmata, forse perché non conoscevo le canzoni e ovviamente non ne capivo i testi. Mi mancavano delle vibrazioni. Speravo di conquistarle alla fine, andando sotto il palco, dato che eravamo in platea, ma abbastanza lontani, invece il concerto è finito senza alcun clamore. Semplicemente Ryan Adams ha smesso di suonare. Nessuno ha occupato i corridoi o tentato di conquistare gli spazi liberi vicini ai musicisti (come ho suggerito all'amico che mi stava di lato, invano) e soprattutto nessuno gli ha urlato un'ultima canzone.

Il cantante ha abbandonato il palco, gli addetti hanno iniziato a smontare gli strumenti e la gente è uscita scartando le tante maschere del teatro in tenuta gialla e arancione che ricordava quella di un fast food.

Dopo il concerto, il fratello di D. e la fidanzata ci hanno portati in un Martini bar, locale, immagino, abbastanza trendy e fighetto dove si bevono superalcolici e si può fumare il sigaro (qui il divieto o meno di fumare nei locali pubblici è a discrezione del comune: a Greencastle è vietato). Ci siamo fortunatamente fermati poco finendo in un molto più "american" bar: tanti alti banconi, ragazzoni chiassosi e maxischermo ovunque che trasmettevano una partita di Baseball (i Chicago stavano perdendo).

Uscita stanca, ma contenta ecco la strada americana che di nuovo mi affascina.

*non ho ancora capito il motivo di quei fumi (vapore?). Forse l'impianto di condizionamento? Nelle nostre città non l'ho mai visto.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Deve essere passato Batman..

francesco

Anonimo ha detto...

Guardando la fotografia dove sbuffi di "fumo" si perdono nell'aria, mi riportano negli anni 60 70, in Como sulla via Innocenzo. Dalle griglie che attraversano tasversalmente la strada, sotto le quali scorre il fiume Cosia, uscivano intense nuvole di vapore che al passare delle auto turbinava nervoso nell'aria. Erano le tintostamperie dell'epoca che scaricavano acqua calda nel fiume, ma anche coloranti che tinteggiavano le acque lacustri. Ah! Bei tempi quando s'interrompeva la monotonia dell'azzurro lago.
Le nuvole da te fotografate, penso sia solo innocente vapore aqueo generato, come tu dici, da qualche impianto. Almeno nelle profondità fognarie i topi saranno contenti. Baci pa

lili ha detto...

@francesco - Ecco, ecco, cos'era quel lampo nel cielo! Pensare che io ero rimasta ai Ghostbusters! :-D

@pa - ho trovato la spiegazione: vapore che ancora viene usato come fonte energetica in alcuni edifici. Lo acquistano. Ma ora la domanda è: come glielo consegnano? Eh...ignoro...

Unknown ha detto...

Le camicie a scacchi sono un'ottima invenzione, adeguatamente adottata da americani e tedeschi e purtroppo da noi ancora incompresa...

lili ha detto...

@Marco - diciamo, per essere politicamente corretta, che dipende come l'abbini e dove vai...