28 agosto 2008

la zia

Il campus è al completo, le lezioni sono cominciate. Tra un salto in palestra e una lezione gli studenti hanno iniziato il semestre. Il sole splende quasi sempre e le donzelle sfoggiano pantaloncini da spiaggia a tutte le ore. Il mio collega di tedesco ammicca e infila bevute in compagnia. In mezzo a tutta questa troppo giovane gioventù mi sento un po' la zia, di quelle di una volta che andavano a far la spesa a piedi, rifiutavano gli inviti alle festicciole e guardavano speranzose i forestieri (leggi: alias rispetto agli studenti).

Sebbene i corsi siano iniziati continuo a cambiare programmi. Dunque non seguirò più la lezione sulle migrazioni, ma mi concentrerò sulla letteratura americana. Quest'ultima m'ha dato molto da pensare dato che si sovrappone al corso di tedesco. Resiste quello sul governo USA data la contingenza.
I criteri di selezione da me seguiti sono stati interesse per la materia, orari e capacità di seguire il corso in lingua. Sembrava una decisione abbastanza semplice date le poche variabili, ma in soli due giorni ho scoperto che l'apparente organizzazione americana non coincide con ciò che io reputo easy.
- Innanzitutto bisogna iscriversi alle classi che s'intende seguire e se piene chiedere di essere ammessi a partecipare prima di entrarvi: dunque a scatola chiusa.
- In secondo luogo già all'inizio del semestre bisogna essere provvisti di tutti i libri (roba che da noi manco alle superiori!) perché i professori assegnano compiti e letture di volta in volta. E se questo può inizialmente apparire un vantaggio è perché non avete un'idea di quanto costino i volumi.
Libro di grammatica tedesca (confezione di due tomi che se la scarti per vedere com'è lo compri): $ 140,00. Ho strabuzzato gli occhi, chiesto alla commessa di leggere con me il prezzo e c'è scappato un "cazzolina, pretty much". Dubbi dissipati: niente corso di tedesco.
Certo c'è chi vende libri usati, ma bisogna trovarlo. Inesistente sia un ISU statunitense che una copisteria, anzi sin'ora non ho nemmeno visto una fotocopiatrice. Dicono che comprandoli sul web si risparmi molto. Il fatto è che io non vorrei semplicemente risparmiare, ma evitare di acquistarne la maggior parte.
- Terzo, nonostante sia già laureata e queste lezioni non abbiano alcuna valenza per un futuro accademico, devo obbligatoriamente seguire tre corsi, i quali tuttavia non devono ostacolare il mio insegnamento della lingua italiana...
- Quarto: è richiesta la frequenza e devo pure sostenere l'esame finale!

La situazione si fa ardua e, lungi dall'affrontarla con un semplice take it easy, mi innervosisco.
Ricordo, con nostalgia, il sistema italiano.
Aule talmente piene di gente che ci si sedeva sul pavimento il primo giorno di lezione, ma si stava di fronte al professore l'ultima settimana. Oppure corsi scoperti tardi che si era liberi di frequentare con o senza materiale: l'importante era il fine.
L'odore della carta bruciacchiata che maledivi quando ti s'inceppava la fotocopiatrice e le altre erano tutte occupate. Imparavi ad aspettare.
Le file all'ISU: consentivano di ritirare i libri usati che potevi tenere tre mesi e restituire dopo averci passato per ore la gomma, socializzando col vicino che si lamentava per la mano dolorante dal medesimo lavoro.
Rimpiango il caos: una dimensione reale dove imparare.

Tutto questo qui non c'è. E non parliamo delle copisterie più o meno underground: ho sentito dire che la legge è molto severa.
Lo studente compra, magari da internet, ma spende. Sicuramente fa girare l'economia più lui in un anno che io nel mio intero percorso universitario.

Come una zia mi cullo tra i souvenirs e domani cercherò una soluzione.

Oggi ho trovato un lavoro! Per dieci ore la settimana sarò impegnata al "Women's center", una vera e propria casa dove qualsiasi persona abbia bisogno di aiuto può recarsi. Molteplici le attività che vi si svolgono: al momento si sta definendo la settimana della donna di settembre, caratterizzata da incontri su varie tematiche tenuti da esperti esterni.
Domani sera invece, in occasione della presentazione di varie organizzazioni universitarie, il "Women's center" al suo stand distribuirà, insieme ai volantini, mele gratis. Il primo compito che mi aspetta è la raccolta delle mele.
Una zia suffragetta fuori tempo massimo, insomma.

Come zia suffragetta americana mi dovrei fare 'sta zuppa (ma sono italiana ;-).

*Ovviamente non è un mio acquisto, ma della coinquilina... però esiste ancora! Mi sa che la tengo come soprammobile :-)

2 commenti:

Marco ha detto...

Caspita, non pensavo che sti americans non sapessero neanche cos'è una copisteria!! E noi che ci lamentiamo del sistema scolastico italiano!! ;-)

Hai provato a cercare i libri su eMule? magari li trovi in formato pdf!! ;-)

lili ha detto...

@marco - noi abbiamo il "diritto allo studio", sperando rimanga...
No, non c'ho pensato, anche perchè qui il mio eMule non funge. Usano limewire. Fatto un calcolo: dovrei spendere 120 $ per i soli books di politica. Ho notato delle fotocapiatrici imboscate ...hihihi...