25 settembre 2008

Tra gli incontri interessanti

Da quando sono qui ho conosciuto tante persone diverse per provenienza, razza, religione e altro, altro ancora. Alcune volte (soprattutto dopo alcune cene o incontri) mi sveglio la mattina, accendo il computer e fra la posta in arrivo trovo richieste di amicizia da gente che non ricordo nemmeno di aver mai visto: un inconveniente di facebook e il bello e il brutto di essere italiana, un aggancio nel bel paese fa sempre comodo.

Cerco comunque quei visi tra gli studenti che incrocio. Alcuni li ho trovati, quello di G. ad esempio, il ragazzo che ho poi invitato a cena. E' di New York, ma ha trascorso l'infanzia Alaska. Mi ha detto che la sua famiglia era homeless, ma poi si è riscattata grazie a quello che si suol definire il "sogno americano". Da piccolo ha perso la madre e qualche anno fa il padre. Ha quattro sorelle molto più grandi e frequenta l'università grazie ad una borsa di studio (come molti qui). Ascoltando storie come questa si prova una fitta d'imbarazzo e non serve spiegarne il motivo. Frequenta l'ultimo anno con major (cioè con specializzazione) in black studies perché è di colore (o meglio mulatto), ma non sa quali siano le sue origini. Mi ha detto di aver scelto quell'indirizzo anche per tentare di trovare le sue radici. E' un ragazzo dai modi gentili, molto maturo e attento, nonostante la giovane età. Ha uno sguardo critico nei confronti del suo paese: ridendo ha detto che qualcuno lo accusava di essere un comunista, in realtà è solo informato (non scelgo mai le mie amicizie a caso :-).

A lui devo innanzitutto però l'avermi mostrato quanto la discussione sulla razza sia tuttora un problema aperto in America. Ogni tanto parlando ne fa riferimento e a me sembra una cosa strana.

Gli ho detto che in Italia non c'è un altrettanto importante dibattito. Le preoccupazioni sono legate all'immigrazione, alla clandestinità. Non al colore della pelle. Ho pensato ai miei amici italiani di colore o agli studenti che avevo in classe l'anno scorso: nemmeno per un momento mi è sorto il dubbio che potessero sentirsi discriminati. Forse solo in un caso, in passato, ma era una storia particolare: un piccolo paese di provincia, una ragazza brasiliana di undici anni che sembrava averne almeno sedici...

In generale però non ho mai posto domande a loro. Non percepivo alcuna differenza perciò non ne sentivo l'urgenza.

Ho affermato dunque che il colore della pelle da noi non è un problema. Poi ho letto la notizia di Abdul, il ragazzo originario del burkina faso ucciso a sprangate a Milano e delle manifestazioni di solidarietà. Ho capito che l'Italia di cui gli ho detto è solo una parte, quella cioè lontana dai pregiudizi e, mi permetto, dalla cieca ignoranza. Ma probabilmente la mia visione è limitata a un cono di luce e le zone in ombra che non conosco sono tante, temo ampie. Il forte dibattito qui presente non c'è, ma semplicemente poiché sta iniziando ora.

Nel campus le organizzazioni che si occupano di queste tematiche sono parecchie, accanto all'edificio nel quale lavoro c'è la Afro American students association.

Al Women Center, invece, insieme ad altro, si parla di femminismo (grazie al quale è nato credo questo posto) e omosessualità.

Ieri sera ha cenato qui Alison Bechdel, una famosa fumettista americana, autrice di "Dykes To Watch Out For" (Lesbiche a cui fare attenzione) e vincitrice, nel 2007, con il libro "Fun Home" dell' Eisner Award for Best Reality-Based Work.
Fun Home è stato inoltre nomintato for the Best Graphic Album award, and Bechdel for Best Writer/Artist...
Penso che alla tavola sedessero molte lesbiche dato il tema trattato nei suoi libri e, pur appartenendo all'universo etero, l'offerta di condividere la cena con un tal personaggio era allettante e avrei volentieri accettato se le mie colleghe (l'insegnante d'italiano americana stavolta) non avessero pensato di mandarmi tre studentesse per interrogarle. Così mentre il salotto si riempiva di interessanti dialoghi io stavo sul portico con uno scambio di battute simile al seguente - Descrivimi la tua università -. - La mia università bella, ha tanti edifici vecci... antico? - Sigh sigh sob sob.

* Al centro, con gli occhiali tondi neri, la Bechdel, alla sua destra Jeannette la direttrice del Women Center, una persona gentilissima e impegnata, ma che sembra incarnare un sanissimo "take it easy", splendida.

Nota a margine dell'ultima riga. A rallegrare la serata è passato J. per portarmi le "fettuccini all'Alfredo" (pronunciato con American accent), da lui tanto decantate e a me sconosciute, che tuttavia non erano riuscite come avrebbe voluto... Ma perchè 'sti americani si ostinano a volermi cucinare roba italiana? Anche le mie vicine di casa lunedì sera: una pasta al forno che a detta delle mie coinquiline "non aveva nessun sapore se non per il formaggio... e beate loro che gli è rimasta la tua torta". Sigh sigh sob sob.

Epilogo. E anche stasera non ho letto c'ho che avrei dovuto, casso...

5 commenti:

Anonimo ha detto...

lilli come ti ho già accennato su faccialibro, sono sopresa dalla coincidenza.solo lunedi al centro documentazione del cassero ho trovato Fun home e la bibliotecaria mi ha detto che mi sarebbe piaciuto tantissimo, che era un vero capolavoro.Ecco, son tornata a casa e son rimasta fino alle 3 di notte a leggerlo e non riuscivo a smettere.Poi ho cercato notizie su di lei ed è tutta la settimana che son fissata e consiglio il libro a tutti quelli che conosco.Pensi che ripasserà di li?E' un vero peccato che tu nn abbia potuto sederti al tavolo con loro, son sicura che sarebbe stata una cena leggera e profonda nello stesso tempo, se capisci quel che intendo, niente paternalismi (maternalismi in questo caso),pipponi accademici e fomali, ma la vita, la vita della gente comune che vive cmq vite diverse e splendide,le differenze arricchenti.In certe situazioni vedi proprio la tua mente di fronte a te che si apre, si spalanca e comincia per te un altro cammino di entusiasmo, riflessione, conoscenza. Senza dimenticare che al centro di tutto questo ci sono sempre le persone,piccoli esseri umani sorprendenti nella loro semplicità.
Un bacio
Silvia

Anonimo ha detto...

E cmq, qui da noi purtroppo circola (poco) solo fun home edito da Rizzoli. Mentre le strisce sulle "Dykes" non son mai state tradotte e sono introvabili,anche se alla libreria gay di via san petronio ti ordinano qualsiasi cosa (grandiosi)... Lilli fai circolare le idee,le novità,diffondi!Da domani avrò internet anche chez moi,cosi potrò seguire il tuo bellissimo blog con la dovuta attenzione!
Bacio,fatti sentire
silvia

lili ha detto...

@Silvia - Carissima Silvietta, le tue parole mi fanno per l'ennesima volta ripetere quella frase che mi piace tanto di Saba, più o meno così: "non esiste il caso, non esiste la famosa tegola sul capo, esistono nessi e autodecisioni che noi non conosciamo".
Anch'io ho avviato la lettura di "Fun home", but its english is a lil bit tough for me... tuttavia sono riuscita a cogliere che c'era del valore aggiunto. Quello che sarebbe stato bello ritrovare ascoltando le chiacchiere a cena, ma ahimè lavoro con due ossessionate che non danno tregua :-(
Condivido al 100% ciò che scrivi riguardo alla possibilità di arricchirsi grazie agli incontri che, se vissuti in modo autentico, diventano una meravigliosa possibilità di miglioramento e crescita. Sto cercando di accogliere così questa esperienza (e non solo): vorrei fosse un viaggio autentico, a 360°.
Non è sempre facile: si tenta. Perciò ho postato proprio quella canzone nell'ultimo post (26.09): uno sprono notevole.

Grazie per i complimenti al blog: wow! I'm so proud ;-)
Un bacio e un abbraccio forte.

A presto

Anonimo ha detto...

ciao care, mi ha fatto venire una gran voglia di leggere "fun home"! stasera vado a comprarlo! un abbraccio e grazie per gli interessanti e costruttivi spunti! a presto, robi

lili ha detto...

@robi - benissimo! non sai che piacere l'idea che tu possa trarre spunti dai miei appunti :-)