20 settembre 2008

Hot dog n bonfire

Già sapevo che il mio fegato si sarebbe lamentato, ma l'avevo convinto che per una volta ne sarebbe valsa la pena. Mi avevano promesso una serata di original american hot dog da prepararsi al momento cuocendoli direttamente sul fuoco.

Così mentre sistemavo confezioni di cibo più o meno commestibile sul tavolo tentavo di capire dove avessero nascosto le fatidiche salsicce che avevano richiesto la dura preparazione psicologica. Potete facilmente immaginare la mia delusione nel momento in cui, da una borsa termica, sono spuntati dei banalissimi wurstel di dimensioni piuttosto piccole. Avevo dunque attraversato un oceano per ingurgitare quello che da bimba consideravo parte del mio piatto preferito cioè wurstel e patatine magistralmente cucinato dalla nonna?

La novità stava nella cottura sulle fiamme (e stasera pure sotto la pioggia) e nell'aggiunta del pane, o meglio di quella sottospecie di mollica da cui mi tenevo lontana da anni. Quattordici per l'esattezza, da quando, dopo essere tornata dall'Irlanda con cinque chili in più e una faccia maculata, decisi che quell'esperienza avrebbe decretato la fine della mia junkfood experience, forever.

Comunque l'ho mangiato perché questo era il patto e, inoltre, l'atmosfera amichevole di questi americani over sixties entusiasti di darmi prova della loro cultura culinaria me l'ha fatto pure apprezzare. Avendo seguito la preparazione del fuoco, dei bastoni su cui inserire le salsicce e visto gli altri rigirarle compiaciuti mi è sembrato giusto imitarli. Sono riuscita a bruciacchiarne due su due, ma hanno assicurato che sarebbero state anche più gustose. Convinta di tutt'altro, tentavo di ridurne la parte cancerogena con pieno rispetto del fingerfood style.




Tuttavia il motivo per cui ora il fegato domanda "why?" e le coscie già accusano un aggravamento della condizione cellulite, sta nel dessert. Erano due, ma il primo, un pudding molliccio e dolcissimo al cioccolato, coronato da una crema che sapeva solo di essere grassissima, sono riuscita ad evitarlo.

Il secondo andava preparato: si tratta di un sandwich composto da due biscotti al miele simil-integrali (da loro chiamati crackers) al cui interno si pongono dei sottili quadretti di cioccolato al latte e delle specie di caramelle gommose bianche (i marshmallow arrostiti) che vanno fatte scaldare sul fuoco (lo stesso usato per gli hot dog). Non è una malsana idea di qualche partecipante all'evento, bensì un dolce molto popolare negli States e in Canada chiamato S'more, perché una volta che ne mangi uno ne vuoi subito un altro (noi salutisti penseremmo alle ciliegie...). Grazie a questa specialità, ho finalmente capito cosa scaldava sul fuoco l'orso Yoghi o qualche suo connazionale dei cartoons. Altro che carne, si trattava di sostanza altamente chimica e dolciastra proibitami sin dalla primissima infanzia (grazie mamma e papà) di cui vanno visibilmente ghiotti anziani signori e signore che combattono contro colesterolo e pressione alta a sorsi di diet coke.

Lo ammetto: non mi è dispiaciuto, l'ho apprezzato e ne sono preoccupata, ma magari era la fame dato che avevo quasi saltato il pranzo e l'hot dog non mi aveva saziata per nulla. La fregatura di questi veleni è che oltre a danneggiarti non ti saziano nemmeno, anzi stimolano la fame come ben spiega il protagonista di Super Size Me (2004, film documentario diretto ed interpretato da Morgan Spurlock).

Da bere, come accennato solo coke, sprite e, Deo gratia, acqua. Siccome anche le bibite devono stare al fresco la gente al supermercato acquista sacchi pieni di ghiaccio per queste occasioni. Tanto non si cammina: le auto restano parcheggiate a qualche metro dal luogo del picnic (si potrebbe approfondire l'interessante analogia antropologica con il ferragosto calabrese in Sila).



Dopo essersi rifocillati la maggior parte dei partecipanti se ne sono andati subito. La coppia che mi aveva invitato (promotrice della serata organizzata dalla chiesa metodista di Greencastle) invece, si è fermata sino alla fine ed io con loro. Ci siamo seduti intorno al fuoco a fare due chiacchiere. Questa volta credo proprio di essermi trovata tra conservatori, ma i recenti trascorsi insegnano a non sbilanciarsi. Il mio ospite ha affermato che non gli piace nessuno dei due candidati alla presidenza. Gli ho chiesto di Obama, ritiene che non sia molto attaccato all'America, al contrario troppo ai movimenti musulmani. Mi sono limitata ad ascoltare, ma il dialogo non è durato a lungo, alle nove ero già a casa.


Anyway, I enjoyed the fire.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Di la verità,hai rimpianto il ferragosto silano, dove tutti i piatti erano rigorosamente biologici, dalla tera alla tavola,e cucinati divinamente.

Idea, perchè non organizzi una cena
italiana!..... Per dolce offri una delle tue ottime torte,tu, mangi
bene, e rendi felice quella gente.
Bacioni mamma e papà.

lili ha detto...

Be' non esageriamo... diciamo che sto bene anche senza partecipare a questi eventi mondani...
Certo avrei mangiato molto più volentieri una frisella con olio d'oliva e origano, ma il mio fegato (e come sai, non solo) combatteva pure le melanzane fritte ore e ore prima di arrivare sul luogo del picnic.
Diciamo che tra i due preferisco passeggiata sulle Alpi con panino in vetta :-)
Cena, anzi cene già organizzate!
Bacioni a voi.