18 settembre 2008

Pensieri

L'ora riportata nell'ultimo post è all'incirca quella in cui ho pensato al video che avevo scoperto nel pomeriggio: quella musica, il nonsenso di certe azioni riprese, così come la lista di cose da fare e l'insoddisfazione latente ben si confacevano al mio sentire. Solo che io ero pure molto triste e stanca.

Dopo il lavoro, con il peso del portatile sulla spalla destra, la borsa sulla sinistra, freddo nelle ossa e sonno già accumulato in abbondanza mi sono diretta al Bluedoor, chiude alle dieci il mercoledì sera, ma, le volte che ci sono stata, i ragazzi si sono sempre fermati più a lungo. Spero d'incontrare l'ormai soprannominato (solo qui ovviamente) "quasi pastore". Invano. Davanti alla vetrina uomini sulla cinquantina stanno caricando le chitarre sui pick up.
Mi volto, percorro la strada a ritroso.
Il cappuccio calato sulla testa per il freddo non basta a scaldarmi, gli auricolari nelle orecchie nemmeno a farmi sorridere. Bel posto di merda quello in cui mi trovo e chi me l'ha fatto fare e nessuna voglia di andarmene a casa così, che palle domani giovedì... Queste le frasi che mi rotolano addosso trascinandomi per le strade di un paese vuoto. Quel minimo di lucidità rimasta mi porta, tuttavia, sulla via dell'amico americano. Così mentre raggiungo l'altezza della sua casa, vedo spuntare da un lato un'ombra con la chitarra sulle spalle. Pochi passi e scopro J. che mi saluta "Hey my friend, how are you doing?" "Bad" rispondo con il pollice verso per enfatizzare, ma già sorrido per il viso solare.

Mi spiega che si stava recando al Bluedoor per vedere se fossi lì: non aveva avuto la connessione internet in quegli ultimi giorni, ed io sono ancora senza cellulare, così sperava d'incrociarmi per dirmi che avrebbe suonato al Duck.

Dico che lo seguo, ma prima gli chiedo una coperta.
Entriamo in casa e lui arrotola ciò che inizialmente mi sembra un asciugamano. Anticipa ogni commento affermando che c'è disegnata sopra una bandiera (l'americana). Persino sulla coperta e proprio su quella di chi vuole tornare in Europa e ai piedi indossa, con orgoglio, mocassini che afferma siano italiani.

Provo una bella senzazione, quella di J. che mi raccoglie nella malinconia e mi offre del caldo da tenere fino a quando ne ho bisogno. Penso che è importante trovarsi degli amici come li vorresti. Lo seguo nelle mie sneakers made in China che hanno smesso di strisciare.
Arrivati al Duck appoggio tutta la mia mercanzia ad un tavolino e tiro oltre l'una.



3 commenti:

Antonio LdF ha detto...

Ma il venerdì poi va meglio?
Dai non star così giù che poi noi qui ci preoccupiamo!
:-S

Anonimo ha detto...

su col morale xo ragazza..stai costruendo qualcosa da raccontare..

baci

lili ha detto...

@antonio - non è facile, ma va migliorando (se mi pensate spt:-) Grazie!

@ale - ce provo: a raccontare perlomeno. baci