28 settembre 2008

Questione non solo di Forma

ROMANZO CRIMINALE

Paese: Italia/Francia/Gran Bretagna
Anno: 2005
Durata: 152'
Genere: noir, poliziesco, drammatico
Regia: Michele Placido
Soggetto: Giancarlo De Cataldo (romanzo)
Sceneggiatura: Giancarlo De Cataldo, Sandro Petraglia, Stefano Rulli


Siccome sabato sera volevo rilassarmi, ho deciso di cercare fra i film (che qui devo definire movies altrimenti non mi capiscono) un lavoro italiano. Ne hanno pochi e per la maggior parte visti, tuttavia "Romanzo criminale" mi mancava e devo dire che mi è piaciuto. Se all'inizio si rifa a un genere gangster di stile americano (di quello alla Scorsese però) e verso la metà scivola un po' troppo in sentalismi, forse poco credibili, descrivendo l'attrazione che lega il commissario a Patrizia (prostituta e fidanzata con uno dei protagonisti malavitosi) nel complesso è un bel film che non manca di mostrare la sua anima italiana.

Mentre me ne tornavo a casa dopo la visione, infatti, pensavo all'attitudine che contraddistingue l'atteggiamento nostrano da quello che sto osservando qui. Un modo di porsi che credo si possa riscontrare su molteplici livelli e che si ripercuote anche nelle attività professionali, nell'insegnamento, come pure nell'arte deduco: nel cinema in questo caso.
Gli americani, già lo si sapeva sono maledettamente informali e uso l'avverbio non a caso perché, dopo un mese e mezzo, l'eccesso inizia a storpiare, soprattutto quando, a questa semplicità, non segue il tanto decantato "take it easy" (ma questo meriterebbe una riflessione a parte che non mancherò di rendere nota) ed è totalmente sconosciuta la flessibilità (come già accennato).
Al contrario la nostra cultura ci porta a prestare grande attenzione anche alla forma. Pratica difficile da tollerare quando diventa mero formalismo (espediente che consente agli scaltri di far risaltare contenuti minori), ma a mio parere di vitale importanza per dare compiutezza all'impegno messo nel lavoro svolto, nel perseguire uno scopo, nel mostrare l'importanza di un avvenimento o un concetto. C
redo quindi che questa attenzione serva a sottolineare ciò che facciamo o diciamo.
Insomma, per parlare come si mangia: noi ci prendiamo sul serio, può darsi anche troppo talvolta. Gli americani, invece fanno l'esatto opposto: sembra stiano sempre a cercar battute: magari perché devono rallegrarsi le giornate (è un'ipotesi come un'altra).

Noi, più o meno consapevolmente, utilizziamo tutta la nostra storia per arrivare a definire ciò che siamo, quello che facciamo. "Siamo nani sulle spalle di giganti" e mai ci permetteremmo di prendere alla leggera le fondamenta e gli appigli grazie ai quali siamo saliti così in alto. Perciò "Romanzo criminale" è italianissimo: non è un semplice film di gangster, ma ripercorre venticinque anni di storia italiana con immagini d'archivio del rapimento di Moro, della strage alla stazione di Bologna, del tentato omicidio a Giovanni Paolo II e altro ancora. E a chi dopo aver letto il Morandini mi facesse notare che Placido si è ampiamente ispirato alle opere di Scorsese, giro la domanda: che origini ha Scorsese? Su quali film si è formato? Ce lo dice lui stesso col documentario Il mio viaggio in Italia (2000).

La prima volta che la sensazione descritta, che fino ad allora era stata catalogata tra le impressioni, ha preso corpo (forma non a caso) è stato in occasione di un incontro all'università con Madeleine Albright, primo segretario di Stato donna durante il secondo mandato del presidente Bill Clinton. Un personaggio con un curriculum vitae da far strabuzzare gli occhi che, dopo essere stata brevemente introdotta, ha raccontato la sua vita, dalla nascita ad ora. Pur essendo cresciuta in una famiglia benestante ha dovuto superare i disagi della guerra e la provenienza ebraica e chissà quante altre difficoltà, tuttavia il racconto della sua biografia è stato costellato di aneddoti più o meno divertenti (e non particolarmente difficili da cogliere se anch'io col mio inglese li ho capiti) che non hanno mancato di suscitare risate. In uno splendido auditorium dai colori caldi del legno, mentre sorridevo pure io, stretta nella poltroncina rossa per il freddo del solito impianto d'ibernamento, mi chiedevo se una tal presentazione non sminuisse l'evento, ma soprattutto lei stessa. Perché è vero, e noi italiani lo dovremmo imparare, che in fondo siamo tutti uomini e donne con le medesime esigenze primarie, ma davanti a certi personaggi bisogna rendere merito, di fronte a certe carriere rimanere attoniti, ascoltare.

Mi domandavo pure quale fosse il fine. L'intrattenimento? Si considerano un'orda che deve essere intrattenuta? Panem et circenses in ogni occasione? A giudicare da alcune lezioni a cui ho dovuto assistere la testa annuisce senza che riesca a fermarla. Al corso sul governo americano mi sono dovuta sorbire una sorta di cartone animato che spiegava i diritti fondamentali acquisiti con la rivoluzione americana ('na roba agghiacciante). Ma la chicca è giunta venerdì scorso, il professore di letteratura americana entra in classe con dei libri sopra i quali ha impignato diverse balene di plastica, riproduzioni relativamente precise appartenenti al figlio, come mi ha poi spiegato. Non vorrei sembrare presuntuosa, soprattutto date le difficoltà che sto riscontrando nello studio (qui non ci riesco proprio), ma devo ammettere che certi episodi sono lungi dal coinvolgermi... Anzi, se penso alle noie che mi danno relativamente a: obbligo di frequenza, acquisto libri e svolgimento dei compiti assegnati, non fanno che accrescere la mia vis polemica...

Fortunatamente il professore di letteratura è un tipo simpatico e flessibile che pare sappia il fatto suo, altrimenti quella balena bianca gliela spaccavo in testa.

*la balena bianca, nella foto sopra il mio libro preso in prestito in biblioteca, non è Moby dick. Il tipo di balena a cui Moby Dick appartiene è solitamente grigio, ci ha mostrato anche quello.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao lili, ma alla fine la presentazione di Madeleine Albright ti è piaciuta o no? bacioni, robi

lili ha detto...

@robi - sì mi è piaciuta, l'ho capita;-)
Ho inoltre molto apprezzato quando, riferendosi agli USA, ha detto che "per essere un buon patriota bisogna porsi delle domande". Tutti hanno applaudito. I wish! Bacioni anche a te.

Anonimo ha detto...

Penso che Romanzo Criminale sia uno dei film italiani più belli degli ultimi anni! Concordo con te nel trovare abbastanza artificioso il personaggio di Stefano Accorsi, ma una volta inserito nel contesto cinematografico di "Revival" dello spaghetti Gangster, è più che apprezzabile! Sai, il polizziotto rude, grintoso, che va contro corrente...un vero SBIRRO, molto "americano", roba da tenente Kojak.

Lo adoro, come adoro "La meglio gioventù", perchè riesce a raccontare anni delicati e ancora tabù della nostra storia recente, se non recentissima, con una rara oggettività lasciando sempre la possibilità di spunti e riflessioni. Insomma, dimmi se non ti sei chiesta chi fosse il mandante di quell'eminenza Grigia che contattava il polizziotto?!?!? O chi fosse il milanese che inizia a comprare case in sardegna??!? Decisamente inqiuetante! Un paio di nomi a me sono venuti in mente... Ma sai, è sconsiagliato parlare male di senatori a vita o di presidenti del consiglio... OPS! L'ho detto... hihih

Ciao Lili
Un abbraccio

Dario

lili ha detto...

@Dario - concordo pure sulla "Meglio gioventù" (visto tre volte!). Un abbraccio anche a te :-)