30 settembre 2008

Bigiata proficua

Lunedì mattina (cioè ieri per onor di cronaca) arrivo alla lezione con i miei frequenti dieci minuti di ritardo. Mi siedo, apro con fatica la borsa e simulo attenzione. Si sta discutendo dell'argomento trattato nel capitolo assegnato: Marijuna (da The Botany of Desire di M.Pollan). Pur essendomi limitata alle prime pagine cerco di dare prova del contrario: rispondo mea sponte a banali domande di cui già conosco le risposte, a prescindere dal testo. Ho un attimo di titubanza quando con forse eccessiva sfacciataggine chiedo la definizione di un termine che non so ritrovare tra le righe. L'insegnante tenta comunque di darmi una risposta e non si capisce se sia riuscita a "ingannarla" o semplimente avalli il tranello.

Terminata la noiosa ora di farsa, decido che ho troppo sonno per un'ora di letteratura sulle balene (n.d.r. American Writers, nello specifico Melville). Il caso vuole però che quel corso si tenga nel medesimo edificio, dunque, devo evitare il professore. Mi spiacerebbe bigiargliela in faccia dato che è gentile e simpatico.

Colgo l'occasione per andare in bagno, esco, aspetto altri cinque minuti circa. Sono le 10.33, ormai do per scontato che stia appoggiando i libri sulla cattedra. Così mi dirigo all'uscita. Dalla porta di vetro, della quale mi rallegro, lo scorgo avvicinarsi, capo chino. Non sto nemmeno a pensarci: giro i tacchi e fuggo (letteralmente) dal lato posteriore.

Finalmente libera mi avvio verso casa, ma arrivata al viale noto il docente del corso di migrazioni, abbandonato sin dall'inizio. E' un anarchico filozapatista a cui ho recentemente scritto scusandomi per la scomparsa, in fondo le sue idee mi piacevano.
Tuttavia una mail non è ancora sufficiente: se si decide di non seguire più una classe (come dicono qui) si è costretti a una noiosa trafila burocratica che ancora non ho portato a compimento per nessuna lezione.
Meglio evitare anche lui dunque. Penso "mi... che sfiga... - e poi - un classico per me".

Dunque invece di svoltare a destra prendo la strada di sinistra e mi trovo davanti al cinema. Stasera danno la "Lolita" di S. Kubrick del 1962. Spettacolo gratuito. Mi rallegro. Tra l'altro dovrei uscire con un amico e almeno ho qualcosa da proporre.

LOLITA

Paese: Gran Bretagna
Anno: 1962
Durata: 153'
Colore: B/N
Genere: drammatico
Regia:
Stanley Kubrick
Soggetto: Vladimir Nabokov (romanzo)
Sceneggiatura: Vladimir Nabokov

Ho già visto la versione di Adrian Lyne del 1997, appena uscita in Italia. Non mi era dispiaciuta allora, ma ricordo di aver provato un grande senso di smarrimento. Dunque decido seduta stante di godermi la versione di Kubrick. Alle 7.30 (qui è tutto anticipato) sono seduta in una vecchia sala cinematografica e, mentre un forte odore di melassa mischiata a popcorn pervade le mie narici, scopro di essere finita al primo appuntamento (perlomeno dell'anno) di un cineforum che promette altre interessanti opere.

Il film è abbastanza lungo, ma nonostante manchino le scene di sesso, il modo di presentare la vicenda è sufficientemente ammiccante e forse anche più coinvolgente e ironico insieme.

Insomma mi compiaccio della bigiata che ho aspettato ventisett'anni a fare (ok all'università, ma da noi è un'altra cosa).

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